Hitchcock Confidential, il grande regista visto da vicino
A 40 anni dalla morte, un documentario di Laurent Herbiet ora in streaming su Now Tv e il 2 maggio in onda su Sky Arte
“Walt Disney sa come bisogna trattare gli attori. Se non gli piacciono, li straccia”. Parola di Alfred Hitchcock, pacioso nell’eloquio e spietato nella sostanza. Per lui gli attori erano “bestiame” e ne diede una dimostrazione pratica con un facile montaggio. Lo stesso attore, con la stessa espressione, sembrava commosso se accostato all’immagine di un bambino. Sembrava far l’occhio da triglia se accostato all’immagine di una bella ragazza.
Resterebbe stupefatto, se sapesse che la Disney non ha più attori di carta da stracciare. Ora son fabbricati al computer, e questo sarebbe il meno. La ditta sta cercando di rifare tutto quel che può con attrici e attori che vogliono camerini ben attrezzati e fanno i capricci. “Stava” cercando di rifare: con il coronavirus passa guai più pesanti di altri. I parchi e le attrazioni dal vivo, per esempio, andranno riaperti senza file né folle. I film con i supereroi sono così costosi che si ripagano soltanto creando assembramenti. Resteranno i gioiellini come “Jojo Rabbit”, che a vederlo comparire dopo il castello delle fate e la scritta “Walt Disney presents” neppure ci si crede.
Gli attori di carta straccia (e altre interessanti piacevolezze, in materia di cinema e altro) sono in “Hitchcock Confidential - L’altra metà del genio”, il documentario di Laurent Herbiet ora in streaming su Now Tv e il 2 maggio in onda su Sky Arte, per omaggiare il regista a 40 anni dalla morte. Cambia il punto di vista, rispetto a quel che già sappiamo, e vengono ripescati spezzoni d’archivio non troppo conosciuti. Anche di vita familiare: Hitchcock gattona nel giardino di casa, con la figlia Pat a cavalcioni sulla schiena.
La consorte Alma Reville racconta di essere stata chiesta in moglie a bordo di una nave, galeotto fu il mare molto mosso. Lei stava male in cabina, lui bussò alla porta piuttosto in disordine, e le chiese “vuoi sposarmi?”. In condizioni normali, giura, mai avrebbe avuto il coraggio. Alma Reville era cresciuta dentro gli studi cinematografici inglesi, il padre lavorava lì, e prima di sposarsi aveva fatto la montatrice, l’aiuto regista, l’attrice. Lui al confronto era un principiante. Lavorarono insieme tutta la vita, e lui la ringraziò durante una cena di gala: “Se non fosse per Alma, sarei qui a servire ai tavoli”.
“I tedeschi, i tedeschi, mi hanno influenzato i registi tedeschi”, spiega Hitchcock che adorava Murnau e credeva fermamente nella finzione: importa solo quel che si vede sullo schermo. Arrivato a Hollywood, usò la televisione per diventare un personaggio, prestandosi ai siparietti che introducono gli episodi della “Alfred Hitchcock presenta” (macinava una storia a settimana, dieci stagioni dal 1955 al 1965). Una volta si presentava legato, un’altra volta nel pentolone, su un tappeto volante o con un pugnale nella schiena. Ancor più volentieri, sfotteva lo sponsor del programma.