"Safe space", invocano i professionisti dell’offesa. Se sono all’università, non tollerano di leggere nulla che possa evocare antichi traumi, o risvegliare ricordi spiacevoli, o urtare le idiosincrasie coltivate da ognuno di noi come cosa cara – il disagio è sommamente soggettivo. Per questo esistono l’ironia e il divanetto dello strizzacervelli. Per questo esistono il cinema e i romanzi, che sbrigano faccende ad alto rischio senza mettere in pericolo la vita o la mente del lettore (vale anche per la lettrice, e per la balena che gli animalisti vorrebbero cancellare da “Moby Dick”).
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