Il video commento
Tanta Roma alla Festa del Cinema di Roma
Il film-documentario di Alex Infascelli su Francesco Totti, "Ostia criminale" e la serie tv "Romulus". E c'è anche una pellicola che arriverà in zona Oscar
Tanta Roma alla quindicesima Festa del cinema di Roma, inizierà il 15 ottobre. Antonio Monda ha speso subito il motto di chiunque per mestiere faccia spettacolo: “The show must go on”. Non è certo il momento per fermarsi, ora che James Bond slitta al prossimo aprile, le grandi catene americane chiudono “temporaneamente” le sale, “West Side Story” di Steven Spielberg che sarebbe dovuto uscire questo Natale salta un anno, su Deadline qualche giorno fa è uscito un articolo intitolato: “Il cinema sta morendo, stavolta per davvero”. Si va avanti e si cerca di sfuggire al Comma 22: non si va al cinema perché non escono titoli di richiamo, e non escono titoli di richiamo finché non ricominceremo a frequentare – ma verrebbe proprio voglia di scrivere “affollare” – i cinema.
Tanta Roma a cominciare da Francesco Totti, nel film-documentario di Alex Infascelli tratto dall’autobiografia “Un Capitano”, e di presenza: interrogato da Pierfrancesco Favino rivelerà il titolo del suo film preferito. Matteo Rovere presenterà i primi due episodi della serie “Romulus”, spin off del suo film “Il primo re”: si comincia da lontano, dall’ottavo secolo avanti Cristo, e le poche parole (si capiscono meglio con le armi) sono pronunciate in protolatino. Balzo ai giorni nostri con il documentario di Stefano Pistolini “Ostia criminale – La mafia a Roma”.
Cinque registi italiani debuttanti ricordano che la Festa guarda al futuro (che futuro sarà lo sapremo dopo aver visto i film). Gli italiani già affermati saranno agli incontri con il pubblico. Dei loro attesissimi film concederanno solo qualche scena, sempre per via del Comma 22: la lavorazione di un film richiede mesi se non anni, chiunque vorrebbe mostrare il suo film nelle condizioni migliori. Vedremo così sei minuti – precisi, è stato detto e ripetuto ieri in conferenza stampa – sia di “Freaks Out”, il film di Gabriele Mainetti dopo il riuscitissimo “Jeeg Robot”, sia di “Diabolik” dei Manetti Bros. Damien Chazelle, il regista di “La La Land”, sarà all’Auditorium per raccontare il suoi musical prediletti.
I premi alla carriera vanno quest’anno alla Pixar, nella persona di Pete Docter: il regista di “Up” e di “Inside Out”, meraviglie che fanno ben sperare per il film d’apertura (ha anche ereditato la carica di direttore artistico, dopo la cacciata di John Lasseter). Si intitola “Soul”, parla di anime – quelle che lasciano il corpo e pesano 21 grammi, per chi ci crede – e di soul music, la musica afroamericana negli anni 50 e. Le donne registe sono 17 – l’inclusione ci ha abituati ai cortocircuiti tra categorie svantaggiate – ma il film che arriverà in zona Oscar lo firma il britannico Francis Lee. Intitolato “Ammonite”, racconta la paleontologa Mary Anning (l’attrice è Kate Winslet) e il suo amore per la geologa Charlotte Murchison (Saoirse Ronan).
“Ammonite” era tra i film selezionati da Thierry Frémaux per Cannes 2020, assieme al film di François Ozon “Été 85”: fortuna che cominciano a girare, rischiavano di restare in naftalina fino a chissà quando. L’altro premio alla carriera lo avrà Steve McQueen, nero e britannico che viene dal mondo dell’arte, regista di “12 anni schiavo” e prima ancora di “Shame”. E’ ormai tradizione che alla Festa di Roma ci sia uno scrittore, a fianco dei registi: quest’anno tocca all’anglo-giamaicana Zadie Smith.
Dalla lontana epoca dei cineclub arrivano la retrospettiva dedicata a Satyajit Ray (regista indiano di film con l’aratro e la capretta, scordatevi Bollywood) e l’omaggio al brasiliano Glauber Rocha. L’effetto è doppiamente spiazzante, da “terra dimenticata dal tempo”, in una Festa dove saranno obbligatorie prenotazioni e mascherine.
Effetto nostalgia