Foto LaPresse

#accaddeoggi

Trent'anni senza Ugo Tognazzi

Giovanni Battistuzzi

Il 27 ottobre 1990 moriva a Roma l'attore cremonese che attraverò la commedia all'italiana. Al cinema ci arrivò nel 1950 grazie a Mario Mattoli che lo volle al fianco di Walter Chiari. “Ma lui era troppo bello, praticamente tutti vedevano solo lui e nessuno si accorse di me”

Quando la notizia lo raggiunse al telefono, la mattina del 27 ottobre 1990, 30 anni fa oggi, Raimondo Vianello s’aspettava che da un momento all’altro la voce al telefono dicesse “tarapìa tapiòco! Prematurata la supercazzola, o scherziamo?”. “Già un’altra volta, diversi anni prima, mi fece fare una telefonata da non so chi per darmi la notizia della sua morte. Era da diverso tempo però che non aveva più voglia di scherzare. Dentro di me però speravo che la voglia di scherzare gli fosse tornata. Non era così”, raccontò Vianello qualche anno dopo a Radio3. Quel giorno però la supercazzola non ci fu. Ugo Tognazzi era morto davvero, nel sonno.

  

  

Il nostro Vincino, qualche anno fa in redazione disse che Ugo Tognazzi “era una forza, un fuoriclasse della simpatia. Faceva ridere perché amava ridere”. Assieme, all’epoca del Male misero in piedi una goliardata: “Ugo Tognazzi è il capo delle Br”. Qualche falsa prima pagina, foto con l’attore in manette per testimoniare “il clamoroso arresto”. In molti non la presero bene. Era il 3 maggio 1979, i giorni del primo anniversario dell’omicidio di Aldo Moro, i giorni delle polemiche sul cosiddetto “caso 7 aprile”, la serie di arresti a strascico di uomini e donne vicine ad Autonomia operaia. Scherzare su certe cose? "Certo, nella vita c’è il diritto alla cazzata”, rispose.

  

  

Tognazzi iniziò nell’avanspettacolo romano. Al cinema ci arrivò nel 1950 grazie a Mario Mattoli che lo volle al fianco di Walter Chiari. “Ma lui era troppo bello, praticamente tutti vedevano solo lui e nessuno si accorse di me”. Attraversò tutta la commedia all’italiana, salutandola assieme a Mastroianni e Gassman in quello che per molti critici è l’atto finale di questo genere: “La terrazza” di Scola (1980). “Gli ultimi due Amici miei erano commedie straordinarie, ma forse erano già altro”, dichiarò al Corriere sul finire degli anni Ottanta.

 

Il Conte Mascetti è stato uno dei personaggi più popolari interpretati da Tognazzi nella sua carriera d’attore. Eppure “è a Giulio Blasetti che sono più affezionato”, disse in un'intervista televisiva. Il protagonista di “Romanzo popolare” di Monicelli. “Era milanista come me con sotto traccia una simpatica malinconia”.

Di più su questi argomenti: