La prima volta che ricevette un assegno di più (molto di più) di cento dollari, Fran Lebowitz non sapeva bene né cosa farci né come riscuoterlo. Fino a quel momento, ogni volta che le avevano dato lo stipendio, era andata a comprare un panino al roast beef all’alimentari di fronte casa sua, a New York, e lo aveva pagato con il suo bravo assegno, di modo da avere il resto in contanti. Ma quella volta non potette farlo, la cifra era troppo alta e bisognava che andasse in banca, accidenti, lei che odiava le banche e odiava i soldi, e non per pauperismo, sinistrismo, francescanesimo o senso di colpa, sia chiaro, ma per la seccatura. “Il denaro non mi hai mai emozionata, mi ha sempre e soltanto terrorizzata”, dice a Martin Scorsese, in una delle molte ore che ha trascorso con lui a parlare delle cose che ama, che la fanno arrabbiare, che non vuole capire, che non vuole cambiare, e che lui ha registrato e montato insieme a vecchi video di lei che cammina per Manhattan, col cruccio in faccia e il cappotto napoleonico addosso, e guarda tutto e tutti incuriosita e incazzata; lei che va in libreria; lei che parla con Spike Lee, David Letterman, Alec Baldwin, Toni Morrison, un fan, due fan, sette, dieci, centosei.
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