I numeri
Il Covid ha fiaccato il cinema, ma non l'ha ucciso
Nel 2020 gli incassi da box office sono calati del 71 per cento, regge in parte la produzione di film italiani. "L'industria sta andando avanti, aspettiamo fiduciosi la primavera", ci dice Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa
Dalle presenze ai guadagni, i numeri, per quanto prevedibili, non lasciano spazio all'interpretazione. Il cinema vive il suo momento più difficile. Il lockdown della cultura ha avuto effetti pesantissimi: nel 2020 i botteghini italiani hanno incassato “appena” 182,5 milioni di euro, un calo rispetto all'anno precedente del 71 per cento. La fotografia, impietosa, arriva da Cinetel, l'associazione romana che rileva circa il 95 per cento del box office nazionale. Una situazione difficile che non ha risparmiato nemmeno il resto dell'Europa: in Francia, per esempio, il calo è stato del 69,5 percento così come in Germania, mentre in Spagna, Gran Bretagna e Irlanda è andata ancora peggio, con un dato negativo che oscilla tra il 72,4 per cento iberico e il 75,5 della cinematografia d'oltre manica.
Il 2020 però, in particolare per l'Italia, era cominciato in maniera estremamente positiva. A Gennaio, Cinetel registrava “il terzo miglior risultato degli ultimi 10 anni”, trend positivo confermato anche a febbraio, visto che i primi due mesi dell'anno si erano chiusi con un più 20 per cento rispetto al 2019. Poi è arrivata la pandemia e sono arrivate le chiusure: dall'8 di marzo sino al 14 giugno, e poi di nuovo dal 25 di ottobre. In questo periodo il mercato del cinema è stato praticamente azzerato, con incassi in diminuzione di oltre il 93 per cento. Eppure si legge ancora nel rapporto, rimane particolarmente significativo, comparato all'anno precendente, il box office della sola produzione italiana che nel 2020 ha registrato entrate per 103,2 milioni di euro, erano 135 nel 2019 (-23,57 per cento).
Una cifra trainata, appunto, dai primi due mesi dell'anno, caratterizzati dagli ottimi risultati del cinema nazionale, e da film come “Tolo Tolo” di Checco Zalone, pellicola campione d'incassi portata nella sale da Medusa Film. Che in Italia rappresenta anche l'azienda, tra quelle che distribuiscono pellicole sul nostro territorio, a far registrare i migliori incassi, oltre 56 milioni, quasi il 31 per cento del totale delle entrare derivanti dalla distribuzione lo scorso anno. Prima di Warner Bros e Walt Disney, secondo le tabelle Cinetel. Sono numeri, però, “da prendere con le molle, che fanno piacere ma lasciano anche l'amaro in bocca”, dice al Foglio Giampaolo Letta, amministratore delegato di Medusa. “C'è grande rammarico per quello che poteva essere il 2020, per come era iniziato, con un incremento del consumo di cinema, in particolare di quello italiano”. Il primato di Medusa deriva infatti anche dal successo di film, oltre a Tolo Tolo, come Il primo Natale di Ficarra e Picone, e Odio l'estate di Aldo, Giovanni e Giacomo.
Letta però è “fiducioso che qualcosa possa migliorare già dai prossimi mesi”, anche perché sebbene le sale siano chiuse, l'industria del cinema sta andando avanti: “La produzione, per esempio, è stata ferma poco. A parte i mesi del lockdown più duro, da giugno si lavora a buon ritmo, grazie a stringenti protocolli messi a punto insieme ad associazioni di categoria e sindacati, in grado di garantire la sicurezza di tutti gli operatori”. E dalle istituzioni invece che tipo di risposta è arrivata? “Sin dal principio, il ministro Franceschini ha seguito le vicende del settore. Bisogna dare atto al governo di aver adottato misure importanti, dai ristori fino a incentivi fiscali e cassa integrazione”.
Si tratta comunque, prosegue l'amministratore delegato, di una “situazione che non può durare ancora a lungo, perché i costi fissi sono tanti e molto ingenti. E non sono sostenibili per tutti, soprattutto per le realtà più piccole”. All'orizzonte tuttavia non ci sono certezze sulla ripartenza: “Guardiamo con fiducia alla primavera, anche se non abbiamo date o indicazioni precise”. Dipenderà insomma dagli sviluppi della campagna vaccinale, dalla scienza, ma anche dagli sforzi che l'intero settore sarà in grado di mettere in campo in sinergia con le istituzioni: “Occorre programmare con buon anticipo la ripartenza, serve almeno un mese e mezzo, anche due, per rimettere in moto la macchina del cinema, dalla produzione alla distribuzione fino alle sale”. Senza dimenticare le legittime perplessità degli spettatori che anche per paura del contagio potrebbero preferire lo streaming al grande schermo. Per questo, l'auspicio di Letta è che “possa partire al più presto, o per lo meno non appena la situazione sarà più definita, una campagna di comunicazione che coinvolga tutte le parti interessate, anche il governo. Per evidenziare come le sale cinematografiche siano posti sicuri, in cui è garantito il rispetto dei protocolli. Perché - conclude - c'è grande voglia di cinema”.
Politicamente corretto e panettone