Nuovo cinema mancuso
I care a lot
di J Blakeson, con Rosamund Pike, Eiza Gonzáles, Peter Dinklage, Dianne Wiest (Amazon)
Materia già vista in un film bulgaro, deprimente ma purtuttavia vincitore al Festival di Locarno. “Godless” di Ralitza Petrova: un’infermiera rubava ai malati le carte di credito e le rivendeva per comprarsi la droga. Ne abbiamo letto di recente sui giornali: per depredare i vecchietti, magari non lucidissimi, nulla è meglio che prendersi cura di loro. Rosamund Pike, caschetto affilato come il volto, si prede cura – per conto del tribunale – degli anziani incapaci di badare a se stessi. E fin qui nulla di male, se non fosse convinta che le brave persone non esistono, e che tra preda e predatore è meglio essere chi azzanna (proprio il tema svolto da Pietro Castellitto, nel suo film intitolato “I predatori”). Complici, una dottoressa che falsifica i certificati e il direttore di un ospizio per ricchi. Attacca le foto dei suoi vecchietti al muro, dopo averli scelti con cura. Devono avere molti soldi, godere di buona salute fisica (così ha tempo per svuotare conti, vendere case, portare i gioielli dal ricettatore senza che gli eredi legittimi possano opporsi). Un giorno mette gli occhi sulla vecchietta sbagliata: Dianne Wiest, prelevata all’ora di colazione e portata in casa di riposo (diceva Karl Kraus che i matti dopo essere rinchiusi mostrano un comportamento agitato: vale anche per le anziane signore che si dibattono, via con la prima iniezione calmante). Dirige un regista e sceneggiatore britannico, tanto di guadagnato per il black humour che gli algoritmi non ammetterebbero (compare di continuo la scritta che mette in guardia da violenza e nudità). Rosamund Pike è una furia, Peter Dinklage più di lei, quando la mamma non si fa vedere all’appuntamento settimanale, e lui le aveva comprato pasticcini e macaron.
Politicamente corretto e panettone