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Nomadland è il miglior film ai Golden Globe

Chloé Zhao è la prima donna regista premiata dal 1984. Racconta di essere un po' stanziale, è figlia di coltivatori di riso, e un po' nomade. Nel film ci sono le due categorie: gente che vive nel camper perché non può permettersi altro, e gente che vive nel camper perché non sopporta più solide fondamenta

Mariarosa Mancuso

“Ha vinto il Leone d’oro alla Mostra di Venezia con “Nomadland”. E nella notte tra domenica e lunedì ha vinto anche i Golden Globe come miglior film drammatico e come migliore regista. Quando sapremo le nomination agli Oscar sarà sempre in ottima posizione (sulle statuette non mettiamo ipoteche, ma è dal giorno successivo al Leone d’oro che pensiamo possa succedere come già capitato la doppietta con l’Oscar). Si chiama Chloé Zhao, già da un po’ ci stiamo allenando a piazzare le acca dove devono stare, senza cavarcela dicendo “la regista sino-americana” vincitrice a Venezia. La pronuncia giusta seguirà. 
      

Per levarci dall’imbarazzo quando la chiameranno per un Golden Globe (è candidata per il film “Nomadland”, per la regia, per la sceneggiatura non originale tratta dal reportage di Jessica Bruder uscito in italiano da Clichy, e del film ha fatto anche il montaggio) viene in soccorso un articolo su Vulture. Vive a Ojai, nelle Topatopa Mountains fuori Los Angeles, con il suo compagno e direttore della fotografia Joshua James Richards. Hanno due cani e svariate galline. Lei racconta di essere un po’ stanziale, è figlia di coltivatori di riso, e un po’ nomade. Nel film ci sono le due categorie: gente che vive nel camper perché non può permettersi altro, e gente che vive nel camper perché non sopporta più solide fondamenta.
     

Il diploma alla scuola di cinema l’ha girato nel Nord Dakota, le piacevano le pianure e un posto chiamato Devils Lake. Degli indiani sapeva quel che aveva imparato da un manuale sulla storia dei nativi americani. Trovò le fotografie scattate da Aaron Huey nella riserva di Pine Ridge, e subito pensò: “Magari girando un film posso cambiare le cose”. Perfino Alison Willmore (che la sta intervistando per Vulture) riporta la frase e aggiunge: “Eccone un’altra piena di vanità e buone intenzioni”. Un attimo dopo, anche Chloé Zhao riconosce di essere caduta in una trappola. Comunque, in una delle fotografie che illustrano il servizio è vestita da elegantissima squaw, in blu cobalto e stivali.
    

Nel 2017 gira “The Rider”, su un campione e maestro di rodeo. Sostiene di avere rifiutato con sdegno il passaggio da regista di film indipendenti a basso budget verso i film prodotti dagli studio (se non addirittura verso i blockbuster). Preferisce i film che stanno vicini alle persone, soprattutto se svantaggiate (l’articolo su Vulture aveva già preventivamente segnalato quest’altro luogo comune, diffuso tra i registi che non sono nati poveri, e dalla Cina a 15 anni già studiavano a Londra, e poi a Los Angeles). Non è esattamente il profilo della nostra regista preferita. Ma è qui per restare, con le sua candide banalità. Ha avuto l’astuzia di scegliersi come attrice Frances McDormand, candidata come attrice protagonista nel film. Arriverà con le le birkenstock che portava in “Nomadland”. 

  

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