L'amico del cuore
La recensione del film di Gabriela Cowperthwaite, con Casey Affleck, Dakota Johnson, Jason Segel (Amazon Prime)
Non so voi, qui abbiamo qualche difficoltà con Casey Affleck in modalità triste & addolorata. Per capirci, il ruolo che aveva in “Manchester by the Sea” di Kenneth Lonergan: spettatori in lacrime e Oscar come attore protagonista. Non che non fosse bravo, per carità. Ma strappava talmente il cuore, in un film abilmente costruito, che appena prendeva la macchina o usciva di casa aspettavamo il grande schianto, la grande tragedia, il grande disastro, senza riuscire mai a concentrarci sul resto. Qui lo rifà, in un film tratto da una storia vera – anche al cinema, ormai, è tutta un’autofiction. E come se non bastasse, sempre più spesso arriva il secondo colpo basso: non solo “true story” ma “inspiring”.
Abbiamo tanto sofferto, ora vogliamo condividere con tutti voi quel che abbiamo imparato nella disperazione. All’origine, l’articolo scritto da Matthew Teague su Esquire, intitolato “Our Friend”: la moglie si ammala, un amico si mette a disposizione, fino al punto da trasferirsi nelle vicinanze e badare al cane, malato pure lui, e alle bambine A cui bisogna dire, per cominciare che la mamma ha il cancro. Poi, Casey Affleck e la consorte Dakota Johnson ripassano le frasi da evitare: “Mamma è partita per un lungo viaggio”, “mamma è volata in cielo”. Flashback a una decina di anni prima, quando Casey Affleck lavorava in un giornale di provincia, sognando di essere chiamato dal New York Times. La chiamata arriva, ma impone di viaggiare lontano da casa. Jason Segel è il più improbabile degli amici (prima di diventarlo, aveva cercato di corteggiare la bella ragazza che Casey Affleck aveva già sposato) ma funziona. Come il resto del film, una volta fatto pace con il genere. Luttuoso, con scene di alleggerimento.
Politicamente corretto e panettone