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"Un biglietto sospeso" per ripartire. Da Woody Allen
L'iniziativa arriva dal Cinema Anteo di Milano, dove gli spettatori di buon cuore potranno regalare un biglietto a chi non può permetterselo. E in caso niente “Nomadland” di Chloé Zhao, meglio puntare su Rifkin’s Festival, l'ultimo lavoro del maestro della cultura americana
“Un biglietto sospeso”. È la nuova iniziativa del cinema Anteo di Milano – avviato il primo maggio di 42 anni fa, ora diventato una multisala per spettatori non ragazzini, in prima fila per la riapertura. Da oggi gli spettatori di buon cuore potranno regalare un biglietto a qualche sconosciuto spettatore, senza troppi soldi ma desideroso di cinema. Vale anche nelle altre sale del gruppo, a Monza, Treviglio, Cremona. Allo spettatore che ritirerà il biglietto e ne godrà sconsigliamo comunque “Nomadland” di Chloé Zhao: lì radunano le seggioline da campeggio, osservano i tramonti e si accontentano, occasionalmente fanno un turno da Amazon per guadagnare qualcosa.
Il consiglio è aspettare fino al prossimo giovedì, quando uscirà “Rifkin’s Festival”, l’ultimo film di Woody Allen. Sullo sfondo, il festival di San Sebastian (Donostia, se volete tirarvela con un po’ di lingua basca). In primo piano, la coppia formata da una press agent (di successo) e da un aspirante scrittore (chiunque legga il manoscritto lo trova “ampolloso”, “turgid” nell’originale). Di mestiere insegnava cinema “artistico” all’università, e quando a cena consiglia un film giapponese, snocciolando tutti i nomi degli attori, i commensali cercano di cambiare discorso. Ovvio che i film di un regista sedicente impegnato di oggi gli facciano orrore, tanto più se il regista è giovane, bello e gli corteggia la moglie.
Il film ideale per tornare a frequentare i cinema, dopo la lunga pausa e con le nuove regole. Tornando a casa dall’anteprima, distanziatissima (con due poltrone vuote e la mascherina i commenti si fanno solo alla fine del film) abbiamo visto una farmacia che aveva pensato invece al “tampone sospeso”. Sempre meglio delle cantatine dai balconi. La ripartenza è per la verità timida (sia lode a Repubblica che nelle sue edizioni locali mette titoli e orari, sul Corriere della sera edizione milanese o romana li abbiamo cercati invano). La maggior parte delle grandi sale e multisale sono ancora chiuse, si dice in gergo per “mancanza di prodotto”. Film da Oscar come “Judas and The Black Messiah” e “Una notte a Miami” o “Ma Rainey’s Black Bottom” sono già andati sulle piattaforme (sì, gli Oscar erano parecchio neri, quest’anno) e gli esercenti non li ritengono abbastanza redditizi. Né i distributori trovano interessanti le sale con posti dimezzati o gli spettatori guardinghi: meglio aspettare, per i titoli davvero forti.
Oltre a Woody Allen, vedremo “solo al cinema” il film di Emerald Fennell “Una donna promettente” (esce il 16 maggio). Un titolo per spettatori che alle lacrime preferiscono l’intelligenza, non era certo l’anno adatto per far vincere un Oscar alla vendicatrice Carey Mulligan. Nell’attesa, conviene recuperare “I predatori” di Pietro Castellitto, tra i titoli usciti nei mesi sfortunati che ora escono per un secondo giro in sala.
Politicamente corretto e panettone