Brividi in sala
Nel weekend della ripartenza l'horror "A Quiet Place II" sbanca al cinema
In America la paura fa 60 (milioni). Il regista, John Krasinski, era anche abbastanza ritroso all’idea del bis. Ha ceduto quando ha capito che l’avrebbero girato anche senza di lui
Zitti, parla il botteghino. Quasi sessanta milioni di dollari incassati nel fine settimana del Memorial Day, che coincide con l’inizio della stagione estiva nelle sale americane. Quest’anno segna la ripartenza post pandemia, anche se i cinema non sono ancora tutti aperti, e lassù nel Canada – per esempio – si registra qualche ritardo. Gran successo per “A Quiet Place II” di John Krasinski, arrivato nelle sale con quasi un anno e mezzo di ritardo: Emily Blunt e la sua famigliola in fuga dai mostri ciechi (ma ahimé non sordi) erano sulla copertina di Total Film nel remoto gennaio 2020.
Successo notevolissimo, poco lontano dalle previsioni fatte in tempo di pace. Il secondo in classifica è “Crudelia”, la nuova “Carica dei 101” con Emma Stone, che però si poteva vedere tranquillamente dal divano su Disney+, a 21 euro e 99 più l’abbonamento. Hollywood esulta, e vede la ripresa. Aveva avuto un brivido lo scorso settembre con i magri incassi di “Tenet”, che pure era diretto da Christopher Nolan: 20 milioni o poco più. Per l’industria, altrettanti referendum sul futuro del cinema in sala: fallito nel caso dell’azione, riuscito per il film di paura.
Nel clima incerto, uno sketch di Vin Diesel al “Saturday Night Live” della scorsa settimana celebrava “the mooooovies”: il tappeto rosso, i braccioli, il pavimento sempre un po’ appiccicoso, i cestini con il buco troppo piccolo per quel che devono contenere, i nachos, i popcorn irrorati di qualcosa che sembra burro. Grande entusiasmo, finché gli dicono che deve mettersi la mascherina – è il momento di tornare a casa sul divano.
Il primo “A Quiet Place” era un gioiellino costato 17 milioni di dollari, un geniale horror che nel mondo ne ha incassati 340. Soltanto i film di paura sono capaci di simili prodezze, se hanno un’idea originale che li regge. Questa “parte seconda” (così dice il titolo originale, per distinguersi dalla concorrenza) ne è costati sessanta, il regista era anche abbastanza ritroso all’idea del bis. Ha ceduto quando ha capito che l’avrebbero girato anche senza di lui. E si sarebbe aperta una crisi in famiglia: protagonista è la moglie Emily Blunt, che nel primo film aveva due figli e un terzo in arrivo. Il parto era vicino, le urla avrebbero richiamato i mostri: bastava il pensiero per non dormire la notte.
“A Quiet Place II” – in Italia uscirà il 25 giugno, settimana fortunata: ci saranno anche “Una donna promettente” di Emerald Fennell con Carey Mulligan e “In the Heights”, il musical latinoamericano ambientato a Washington Heights – riparte dall’inizio, ma è solo una finta. Il primo film era iniziato a tre mesi dalla catastrofe, che qui vediamo accennata. I nostri finora se la sono cavata perché hanno una figlia sorda, quindi riescono a parlare tra loro con il linguaggio dei segni. Quanto al neonato, gli hanno fatto una culla insonorizzata, e per stare un po’ tranquilli – come si può stare in un horror – lo fanno respirare con la maschera a ossigeno. In mancanza di un padre, la ragazzina ha preso il comando: con mossa geniale trasforma l’apparecchio acustico in un’arma antimostro (il solito modello a ragno, ne abbiamo visti troppi e la luce del sole non aiuta).
“Elevated Horror” era la formula coniata per questi film di paura che puntano più sull’intelligenza che sullo splatter. Poco tempo è passato, quel che colpisce oggi è che la famigliola in pericolo sia bianca, in una gran varietà di horror con famiglie nere perseguitate, anche dalla casa che abitano. Colpa di Jordan Peele e del suo “Get Out - Scappa”. Se non volete mettervi la mascherina, su Amazon Prime la serie “Them” racconta una famiglia nera maltrattata in un quartiere bianco.
Politicamente corretto e panettone