Aspettando il festival
Riecco Cannes, con tanta (troppa) Francia e la pazienza di Anderson e Moretti
Si parte con “Annette” di Leos Carax, in gara anche Sean Penn e Sean Baker. Ci sarà molto da recuperare e tanto da scoprire. Anche una nuova sezione Première. La presentazione della manifestazione, che inizia il 6 luglio
Quanto si può pazientare per un film tanto atteso, tenendo conto che parliamo di Wes Anderson e del suo “The French Dispatch”, selezionato per Cannes 2020 che non si fece? Lo ritroviamo in concorso a Cannes 2021, che si inaugura il 6 luglio con “Annette” di Leos Carax, folle regista francese che dopo il musical “Jeannette” – su Giovanna d’Arco bambina – gira il suo primo film in inglese. Storia di un comico (Adam Driver) e di una cantante d’opera (Marion Cotillard): sposi con figlioletta.
La pazienza e la voglia ci sono, ancora più forti da quando ieri mattina, nella conferenza stampa di presentazione del programma, il direttore Thierry Frémaux ha raccontato di aver visto – tra circa duemila titoli tra cui scegliere – “film de confinement” e film con attori in mascherina, genere peraltro già sperimentato al cinema e nelle serie tv. “The French Dispatch” sarà felicemente fuori tempo, e ne abbiamo bisogno. Per la cronaca, dei film selezionati l’anno scorso, almeno tre sono a portata di mano, senza gran battage. “Un altro giro” di Thomas Vinterberg è già in sala da un po’, “Estate ’85” di François Ozon è uscito ieri, “DNA - Le radici dell’amore” di Maïwenn è disponibile dall’inizio di giugno su Sky Cinema).
Recuperato dall’anno scorso anche “Tre piani” di Nanni Moretti, dal romanzo di Eshkol Nevo (il regista ha avuto molta pazienza, ha commentato Thierry Frémaux, dando l’impressione di intendere il contrario). Finirà che invece di canticchiare su Instagram “Soldi soldi” di Mahmood, mentre si veste elegante con smoking e farfallino, il ritornello diventerà “Palma d’oro Palma d’oro”. A 20 anni dal trionfo con “La stanza del figlio”, non calcolando l’anno funesto.
I film tra cui scegliere erano così tanti, e i francesi così decisi a non perdere l’occasione (parliamo di registi, ma anche di produttori, distributori, esercenti), da rendere necessaria la nuova sezione Cannes Première. Un “safe space”, spiega il direttore, per film che potevano stare in concorso, ma avrebbero sbilanciato gli equilibri. Nessuno va sulla Croisette per vedere solo film francesi – a differenza della Mostra di Venezia dove i registi italiani il concorso un po’ lo temono (capita, quando si ammettono certi film mediocri), i registi di Francia vogliono tutti gareggiare per maggiore visibilità.
Troviamo così, nella nuova sezione-passerella, i film di Arnaud Desplechin (che ha adattato “Inganno” di Philip Roth), Mathieu Amalric, Charlotte Gainsbourg, Samuel Benchetrit. Fuori concorso, ad aumentare la quota rosa, si aggiungono Emmanuelle Bercot e Valérie Lemercier. In concorso, oltre a Leos Carax, l’altro generatore di follie Bruno Dumont con “France”, Jacques Audiard con “Les Olympiades”, Catherine Corsini con “La fracture”, Julia Ducournau con “Titane”, Mia Hansen-Løve con “Bergman Island”, François Ozon con “Tout s’est bien passé”. Sette titoli francesi su 24 film in concorso, e altri stanno in altre sezioni: proporzione esagerata anche considerata le difficoltà di spostamento (i non vaccinati avranno l’obbligo di un tampone ogni 48 ore, ma asiatici e giapponesi non temono nulla). Non abbiamo contato il belga Joaquim Lafosse con “Les Intranquilles”. Ci salveranno gli sconosciuto con le opere prime – speriamo.
Americani: l’impegnato Sean Penn con “Flag Day” e il geniale Sean Baker con “Red Rocket” in concorso. Oliver Stone fuori concorso, altre rivelazioni sul caso JFK. Todd Haynes porta un documentario sui Velvet Underground. Si attende per la chiusura un blockbuster americano, non ancora annunciato. E’ sicuro invece che ogni partecipante dovrà versare un obolo di 25 euro, per ridurre l’impatto ambientale del festival.