Estate '85
La recensione del film di François Ozon, con Félix Lefebvre, Benjamin Voisin, Melvil Poupaud, Valeria Bruni Tedeschi, Philippine Velge
Un amore estivo con conseguenze, ennesima dimostrazione (non ce n’era bisogno) di quanto François Ozon sappia cambiare genere e stile. Il suo film precedente, “Grazie a Dio”, raccontava le indagini sui preti pedofili (e le vittime, e le gerarchie che proteggevano i colpevoli). “Frantz” era in costume, in un piccolo villaggio tedesco alla fine della Prima guerra mondiale. Il prossimo – “Tout s’est bien passé” – sarà al Festival di Cannes, quest’anno di luglio: nella carriera del regista, capace anche di grottesco e di comicità, appartiene al filone tragico-funerario, come “Le temps qui reste” o “Sotto la sabbia”.
E’ tratto dal romanzo autobiografico con lo stesso titolo di Emmanuèle Bernheim, sceneggiatrice di Ozon per vari film: racconta che il padre le aveva chiesto di aiutarlo a morire, e appunto “E’ andato tutto bene”. La morte viene evocata anche nella prima scena di “Estate ’85”, con il tono svagato degli adolescenti che si promettono amore eterno, e stringono un patto: “quando uno di noi morirà, l’altro ballerà sulla sua tomba” (“Dance on my Grave” è il titolo del romanzo di Aidan Chambers, scrittore inglese figlio di minatori, che il giovane Ozon aveva letto a un’età impressionabile).
Siamo in Normandia, un ragazzo biondo al timone della barca a vela annuncia che il protagonista della storia è un cadavere. Una dalle tante citazioni, che arrivano fino al “Tempo delle mele”, la cuffietta per ascoltare “Sailing” di Rod Stewart nel frastuono della discoteca. Il biondino David ora è innamorato di David con la bandana, e tutto sembra perfetto: “fu la più bella notte della mia vita”. Prima della rottura compare una ragazza, ma David butta lì parole ben più tremende: con te mi stavo annoiando.
Politicamente corretto e panettone