È morta Clare Peploe, regista e moglie di Bernardo Bertolucci
Leggera e attenta, aveva spesso gli occhi che ridevano, soprattutto in compagnia del suo compagno di una vita. Si è spenta questa notte a Roma
Clare Peploe, sceneggiatrice e regista nata a Zanzibar e cresciuta a Firenze, studentessa di cinema a Parigi, viaggiatrice ovunque, abitante di Londra e Roma, è morta questa notte a Roma. Era una di quelle inglesi per cui l’Inghilterra è un background, una tappa tra i viaggi, qualcosa che rimane nell’accento e nell’understatement, ma soprattutto nell’ironia con cui si guarda e si viaggia nel mondo. Era nata a Tanga nell’isola di Zanzibar, allora Tanganika, oggi Tanzania, il 20 ottobre 1941 da una famiglia di inglesi artisti girovaghi, la mamma pittrice, la nonna pittrice, un nonno scultore e l’altro pittore, Samuel, famoso in Scozia. Per i primi quattro anni della sua vita visse in Kenia dove imparò a camminare e a parlare, lo swaihili, e a giocare a biglie appallottolando i millepiedi. A guerra finita, i Peploe ritornarono in Europa viaggiando in barca per un mese sul lago Victoria e sul Nilo fino ad Alessandria, e poi sul Mediterraneo fino a Firenze dove si stabilirono e dove Clare iniziò le elementari e imparò l’italiano. Quando arrivò a Londra, qualche anno dopo, pensava già in altre due lingue.
A 17 anni all’amore per i viaggi si aggiunse quello per il cinema e, infatti, a 18 anni, durante un viaggio nel deserto della Giordania con il fratello Mark, si ritrovarono per caso in mezzo alle riprese di "Lawrence d’Arabia". Avrebbe potuto essere sradicata se non avesse avuto radici fortissime, anche se sospese, staccate dal suolo. Dopo avere studiato cinema alla Sorbona e all’università di Perugia, conobbe Michelangelo Antonioni con cui collaborò alla sceneggiatura di “Zabrinskie Point”, ma l’incontro della sua vita fu quello con Bernardo Bertolucci. Accadde nel 1970 a Roma durante una proiezione di “La strategia del ragno”. Passarono insieme tutta la notte, a parlare di cinema, specialmente di Jean-Luc Godard di cui andavano pazzi. Qualche anno più tardi, dopo il successo e lo scandalo di “Ultimo tango a Parigi”, lui le telefonò passando da Londra. Non si lasciarono più. Si sposarono nel 1978. Dall’altra stanza lui chiamava “Clare” con quella sua erre da parmigiano, e lei rispondeva “Bernardo” con quel suo accento inglese che sembrava sempre sorpreso, quasi in forma di domanda. Lei gli diceva spesso: “Non esiste l’amore, esistono le prove d’amore”. E lui mise la frase nei film. Clare accompagnò Bernardo, lo consigliò e collaborò con lui per tutti i film a venire, ma scelse di firmare soltanto le sceneggiature della “Luna” e dell’“Assedio”. Però girò da sola, come regista, un corto che sarebbe stato candidato all’Oscar, “Couples and Robbers” del 1981, e tre lungometraggi: “High Season” del 1987 con un giovanissimo Kenneth Branagh, “Roughmagic” del 1995 con due giovanissimi Bridget Fonda e Russell Crowe, e “Triumph of Love” nel 2001, dalla commedia di Marivaux del 1732, con una giovanissima Mira Sorvino: tutte storie di amori, equivoci, viaggi, scoperte, ironie ed improvvise magie. Nei primi venti dei loro quarant’anni insieme, Clare Peploe e Bernardo Bertolucci girarono il mondo, lo trasformarono in cinema viaggiando: tornarono a Sabaudia per “La luna” e a Parma per “La tragedia di un uomo di ridicolo”, vissero in Sahara per il “Tè nel deserto” e in Tibet per “Il piccolo Buddha”, girarono dentro la città proibita di Pechino quando era davvero proibita per “L’ultimo imperatore” (che fu scritto anche dal fratello di Clare, Mark).
Ha raccontato Clare Peploe a sua nipote Valentina Ricciardelli: “Nel 1981 ero stata nominata agli Oscar per il mio film ‘Couples and Robbers’, ma un po’ per snobismo, un po’ per timidezza non ero andata alla cerimonia. Ero naïve e non comprendevo il senso di questi premi. Poi mi è toccato presenziare nel 1987 perché ‘L’ultimo imperatore’ aveva fatto il pieno: 9 candidature. Un miracolo per un film che non era stato prodotto a Hollywood. Ogni volta che consegnavano un nostro Oscar soffrivamo per gli altri nominati del film, che forse non lo avrebbero preso. Invece… alla nona statuetta non ci potevamo credere: avevamo vinto tutto. Eravamo così eccitati che non siamo riusciti ad andare al grande party con tutte le star. Sentivamo il bisogno di stare tra di noi e con la troupe e siamo andati a festeggiare da Ferdinando Scarfiotti, lo scenografo, e abbiamo riso tutta la notte di felicità”.
Clare Peploe si muoveva lenta e leggera, con grazia, e parlava sempre a bassa voce come se avesse il mal di testa, ma aveva spesso gli occhi che ridevano. Era veramente cool, ma la sua cifra mi pare sia stata l’attenzione, che la poneva allo stesso livello di chi osservava e ascoltava, ma anche su un piano impercettibilmente più alto, proprio perché era curiosa di loro, proprio perché con ogni suo gesto mostrava di essere tra i pochi che preferiscono guardare al farsi guardare. Si infervorava parlando di politica, ma sorrideva comunque. Con Bernardo si restarono al fianco per sempre senza mai imprigionarsi. Lei era l’unica persona di cui lui si fidasse, anche negli anni della malattia. Lei vigilava, apparentemente distratta. Ridevano tanto, specialmente da soli.
Politicamente corretto e panettone