“Niente faccine su Instagram. La critica cinematografica non è come la politica italiana”

La presentazione della Settimana della Critica 2021, sezione parallela della Mostra del Cinema di Venezia

Federica Polidoro

Parlano il presidente Franco Montini, il delegato generale Beatrice Fiorentino e Mauroi Uzzeo, che ha firmato la copertina della 36ma edizione

Aprirà un film di fantascienza buddista, girato in Cambogia da un americano. Questo è il clima ibrido che setterà la prossima edizione della Settimana della Critica, storica sezione collaterale della Mostra del Cinema di Venezia, che parla di un mondo sempre più contaminato e globalizzato. E il neoeletto delegato generale è una donna, la critica Beatrice Fiorentino, che succede Giona A. Nazzaro, passato alla direzione del Festival di Locarno. Oltre seicento i film che hanno partecipato alla selezione, ma sono rimasti fuori quelli non in linea con lo "spirito dei tempi". "Sentivamo la necessità di scegliere titoli in cui riconoscevamo la fragilità dell’umanità post-Covid – dice Fiorentino – volevamo un cinema fisico, che si confronta con lo spazio, l’isolamento, la ricerca, la paura, stati d’animo che hanno caratterizzato tutti questi mesi". E sulle strategie social per coinvolgere i più giovani Franco Montini, presidente della Sic e del Sindacato Cinematografico Critici Cinematografici Italiani (SNCCI), si dice molto scettico. "La tecnologia offre molte nuove possibilità alla critica, ma il linguaggio dei social non mi convince. Non vorrei che la critica si riducesse a faccine e stellette come è già successo alla politica italiana".

 

Sette titoli per il concorso e sette per la sezione nella sezione Sic@Sic, dedicata ai cortometraggi italiani. Difficile lavorare senza il brivido dell’emozione dal vivo e allora con il manifesto firmato da tre tra i più interessanti giovani illustratori italiani, Mauro Uzzeo, Emiliano Mammuccari e Fabrizio Verrocchi, si celebra il cinema che verrà, nuovamente fatto d’incontri e di abbracci.