il festival del cinema

Il delitto del Circeo a Venezia 78: "Quella violenza è una responsabilità di tutti", dice Mordini 

Giuseppe Fantasia 

Girare le scene degli abusi alle due ragazze “non è stato né facile né istruttivo”, racconta il regista che ha portato sullo schermo "La scuola cattolica", il romanzo di Albinati che ha vinto lo Strega nel 2016

Venezia - “Nascere maschi – scrive Edoardo Albinati ne “La scuola cattolica”, il romanzo con cui ha vinto il Premio Strega nel 2016, l’edizione che ricorderemo per il cambio (per fortuna momentaneo) di location dal Nifeo di Valle Giulia all’Auditorium by Renzo Piano – è una malattia incurabile”. Usava volutamente il presente, come a dire che quella frase, indipendentemente dai fatti raccontati e risalenti agli anni ’70, era purtroppo più che mai attuale. “La nostra responsabilità come maschi è importante”, spiega al Foglio Stefano Mordini, regista dell’omonimo film presentato Fuori Concorso qui a Venezia ’78 e tratto da quel ‘volumone’ di quasi 1.300 pagine pubblicato da Rizzoli. “Albinati lo ha fatto rilanciando questa storia dimostrandoci che non è finita. È come Pennywise, è come It: il male torna sempre, non è finito”.

 

“La volontà – continua – era quella di continuare a parlare di quello che era accaduto attraverso una storia che la mia generazione conosce molto bene, ma in una chiave che possa portare un nuovo contributo, facendoci riflettere sul concetto di impunità. C’è un limite che il film dichiara: c’è anche un altro gruppo di ragazzi che va al Circeo e davanti a due ragazze si comporta bene, gli altri no. Questo film parla anche di questo: della necessità di mostrare quel limite”. I fatti cui libro e film – dal 7 ottobre in sala con Warner Bros – si riferiscono, sono noti. Nella notte tra il 29 e il 30 settembre del 1975 viene compiuto uno dei crimini più efferati dell’epoca: il delitto del Circeo. I responsabili furono alcuni ex studenti del San Leone Magno, scuola bene del borghesissimo quartiere Trieste, a Roma, frequentata anche da Albinati (nel film è interpretato da Emanuele Maria Di Stefano), che prova così a raccontare cosa scatenò tanta cieca violenza in quelle menti esaltate da idee politiche distorte e da un’irrefrenabile smania di supremazia. Nel film, però, non ci sono volutamente riferimenti al fascismo e alla droga, “perché – precisa il regista – per noi era importante prendere quel racconto e identificarlo in quello del maschio che usava e vedeva la donna come un oggetto”. In quegli anni il delitto del Circeo generò un dibattito e lo stesso Pasolini fece notare a Calvino che quella violenza non era solo appannaggio della borghesia, ma che c’era anche nella borgata. “Con Massimo Gaudioso e Luca Infascelli (autori, con lui, del soggetto e della sceneggiatura, ndr), volevamo portare attenzione al tema dell’impunità”, aggiunge il regista, “volevamo portare quella storia all’oggi e far diventare quella responsabilità di tutti”. Girare le scene di violenza alle due ragazze, “non è stato né facile né istruttivo”: “Non ho voluto spettacolarizzarla, perché l’obiettivo era seguire il fluire del viaggio dalla città verso il mare, con il desiderio che la storia potesse avere un finale diverso”.

 

Al processo, i due autori del delitto che sono stati poi arrestati (il terzo ha vissuto tutta la vita da latitante) hanno dato motivazioni vaghe e deliranti. “Lo abbiamo fatto perché era arrivato il momento di dare un segnale” dissero, oppure, “dovevamo far capire che eravamo ancora vivi, non potevamo starcene con le mani in mano”. Frasi che ricordano quella detta dagli assassini Prato e Boffo (“volevamo vedere l’effetto che fa”) - nel più recente delitto Varani raccontato invece da Nicola Lagioia ne “La città dei vivi” (Einaudi). “Durante le riprese, ho pensato spesso a quelle frasi, dice Mordini, ma per la ragione opposta a quella degli assassini. Penso che il cinema sia un’arte straordinaria, perché può aiutare a evadere, a immaginare la storia in altro modo, a riflettere su quello che è accaduto o a tenere alta l’attenzione e mi auguro che La scuola cattolica riesca in questo intento”. 

Di più su questi argomenti: