il colloquio a matera
Lollo forever. Intervista alla Diva sul set dell'ultimo James Bond
“Il tempo è uno stato mentale e l’età è solo un numero". L'attrice, compagna di Sean Connery ne "La donna di paglia", si racconta al Foglio
“C’è ancora tempo per morire”, dice al Foglio Gina Lollobrigida, scherzando sul titolo del nuovo film di James Bond, “No Time To Die”, girato in parte proprio nella bella città lucana. Nel 1964 toccò a lei interpretare una Bond girl ne “La donna di paglia”, accanto a Sean Connery. Ci ha mai provato con lei? Le chiediamo subito. “Assolutamente no”, risponde senza pensarci. “È sempre stato serio e corretto, era una persona perbene e apposto. In ogni caso, qualora fosse andato oltre, avrei saputo come difendermi. De Sica, invece, si divertiva con le parole. A lui devo tutto. Quando ci provava, mi veniva da ridere. Quando gli uomini diventavano molesti, li prendevo a calci e li facevo scappare. Ho scelto e scelgo sempre io. Non sono mai stata una preda nelle loro mani”.
Quando ti parla, la ‘Bersagliera’ del cinema italiano, si toglie quell’allure da diva ben evidenziato da abiti che si disegna da sola e diventa una signora alla mano, gentile e disponibile, una di quelle che non ha mai dimenticato – nell’accento e non solo – il passato, nel suo caso a Subiaco, dove è nata 94 anni fa – pardon, “trenta più trenta più trenta più quattro”, come precisa lei. “Il tempo è uno stato mentale e l’età è solo un numero”, ci dice sorridendo. Ha un’energia dirompente e una forza di volontà ancora più evidente rispetto all’ultima volta che l’abbiamo incontrata, tanto da aver deciso di partire da Roma per Matera - città splendida, per carità - ma tra le più scomode e difficili da raggiungere. Infrastrutture, queste sconosciute. È il caso di dirlo visto che nessuno fa niente.
E meno male che i suoi Sassi sono Patrimonio Unesco e che è stata Città Italiana della Cultura nel 2019. La Lollo, però, sembra non curarsene e non manifestare per nulla la fatica delle quasi cinque ore passate in macchina tra curve e un’autostrada indecente, presa d’assalto da centinaia e centinaia di tir allo stato brado e con tratti di strada in cui non si possono superare i 60 (sì, avete letto bene) chilometri orari. Truccatissima, capelli perfetti, si prepara alla prima del 25esimo James Bond in cui ci sono ben 20 minuti dedicati a Matera, la città delle Caverne, dei Villaggi Trincerati, delle case scavate nella roccia, delle chiese rupestri affrescate, delle grandi chiese romanico-pugliesi e barocche e degli importanti palazzi nobiliari. “È la prima volta che vengo qui – ci confida lei – ma il nostro feeling è stato immediato. Geologicamente, mi ricorda molto l’antica Gerusalemme e la Cappadocia”.
Prima di Daniel Craig, che con “No Time To Die” ha girato il suo ultimo James Bond, qui a Matera c’era stato Mel Gibson con “The Passion” e prima ancora Pier Paolo Pasolini con “Il Vangelo secondo Matteo”. Ora tocca a questa mega produzione che è un pot-pourri della Metro-Goldwyn Meyer con Columbia Pictures, Eon Productions e Universal Pictures International Italy che la Lollo è venuta a sostenere con l’inseparabile tuttofare Andrea Piazzolla, Giancarlo Giannini (protagonista di due Bond: Quantum of Solace” e Casino Royale”) e Maria Grazia Cucinotta (Bond girl in “Il mondo non basta”), ospiti della Lucana Film Commission e di Tiziana Rocca. “Ho una gran voglia di vivere – ci confessa - e tutte le difficoltà e gelosie che ho avuto nella vita le ho superate”. “Amo gli eccessi – aggiunge - ma nella mia vita sono stata semplice e sempre risoluta. “C’è stata la diva e la donna, ma la donna in me ha avuto sempre la meglio”.
Che sia stata una bersagliera (in “Pane, Amore e fantasia” accanto a Vittorio De Sica), una provinciale (nell’omonimo film di Mario Soldati), una cantante famosa e bellissima (Lina Cavalieri in “La donna più bella del mondo”), persino la sorella di Napoleone (Paolina Bonaparte in “Venere Imperiale”) o la fatina dai capelli celesti nel “Pinocchio” di Comencini, continua ancora ad essere molto amata dal pubblico. Perché? - vien da chiedersi. Ce lo spiega lei: “Probabilmente perché non ho mai recitato, ma ho sempre interpretato un personaggio, che è poi la cosa più difficile da fare. Questa è stata la mia regola. In tal modo si ottiene molto più rispetto e un risultato di verità. Rimasi sconvolta quando andai a Buenos Aires con migliaia di persone per strada ad applaudirmi, felice di conoscermi e di vedermi. Sono stata sempre abbastanza prudente, ho avuto tante opportunità e offerte di lavoro, ma alla fine ho scelto sempre le cose che non facevano mai male a me o agli altri. Me la sono sempre vista da me, non ho mai avuto un bisogno di un protettore nella mia vita privata così come in quella pubblica e lavorativa”.
Ogni riferimento alla Loren non è puramente casuale, ma guai a nominargliela, guai a chiederle di un’eventuale rivalità. “Non ho mai guardato le altre, ho guardato solo me stessa e gli sbagli da correggere. La rivalità, se c’è stata, l’hanno sempre fatta gli altri, di certo non io”. Sette David di Donatello, due Nastri d’Argento, nessun Oscar, un Golden Globe e una stella sulla Walk of Fame. “Non l’avevo mai considerata”, fa lei. “All’inizio pensavo che fosse un premio turistico, poi invece, tornando a Los Angeles, mi sono resa conto del contrario e ovviamente mi ha fatto molto piacere”. E l’Italia? “Non è un paese per giovani”, precisa. “È cambiata molto, purtroppo, e quei suoi cambiamenti, non sono allegri, ma questa è la vita. Il mondo va avanti, si hanno esperienze dure, ma così si impara a vivere”. Quando non viaggia, è sempre nella sua bella casa romana sull’Appia Antica che i ladri hanno cercato di svaligiare ben 11 volte, ma nonostante tutto, la Capitale le piace. “Detesto la violenza però, da intendere in molti sensi, per la sporcizia che c’è e per le buche. Anche questo è violenza. La mia soluzione? La vedo di notte, passeggiando tra i monumenti illuminati. Quello che manca è la giustizia”.
Tempo scaduto, ci viene portata via, un saluto di fretta, un altro sorriso e un’ultima frase: “Mi piacerebbe lasciare la mia testimonianza per quanto ho fatto per il cinema, ma anche per la scultura e la fotografia. Sono tosta, non è che mi si distrugge così”. Invecchiare, a quanto pare, non è un mero processo fisiologico, ma una vera e propria forma d’arte.
Politicamente corretto e panettone