la miniserie tv
Se dovete piangere davanti alla tv, “Scene da un matrimonio” non fa per voi
Hagai Levi, che conosce bene i tradimenti e gli amori coniugali e adulterini, ha rifatto Bergman. Ma con meno emozioni
Ha scritto, diretto e prodotto “In Treatment” (serie pensata e girata in Israele, e poi adattata con la sua supervisione in 19 paesi) e l’americana “The Affair”. Nessuno meglio di Hagai Levi conosce le intermittenze del cuore. Intese come tradimenti, bugie, mezze verità, amori coniugali e adulterini, andirivieni e ripensamenti, ripicche. Non aveva bisogno di altre medaglie. Neppure di rendere omaggio alle “Scene da un matrimonio” di Ingmar Bergman, miniserie in sei puntate che nel 1973 segnò il passaggio del regista svedese alla televisione. Fu un atto di coraggio: le produzioni destinate al piccolo schermo godevano di pessima stampa.
Mistero svelato. Hagai Levi ha rifatto “Scene da un matrimonio” – con Jessica Chastain e Oscar Isaac – perché Daniel Bergman, figlio di Ingmar, glielo ha chiesto con una mail. Viene a questo punto il sospetto che abbia “ordinato” anche “Bergman Island” della regista francese Mia Hansen-Løve, in concorso al festival di Cannes. Due registi americani vanno sull’isola di Fårö, per cercare ispirazione. Era la prediletta da Bergman, ora ci sono quattro casette, un cinema e una biblioteca per fan e studiosi (spettatori normali astenersi, Vicky Krieps e Tim Roth sono la caricatura degli artisti in cerca di intensità).
Scene da un matrimonio, le puntate su Sky Atlantic
Le nuove “Scene da un matrimonio” sono su Sky Atlantic, un episodio a settimana come si usava una volta, per chiedersi nell’intervallo “e ora cosa succede?” (l’altro ieri è andato il terzo “La valle di lacrime”). Solo che ormai siamo così impazienti che nei giorni di mezzo assaggiamo come minimo un altro paio di serie. Nessuno ha più la pazienza di fare supposizioni – colpa anche di certi personaggi scritti male, non riusciamo a capire cosa hanno in testa.
Sono cinque episodi, cominciano con un “fuori scena”. Jessica Chastain che si ritocca il trucco, Oscar Isaac che dice di aver rivisto una scena diretta da Bergman, lodando l’intensità di Liv Ullman. Hagai Levi lo ha fatto – sostiene – perché la serie parla di tutti noi. Prima o poi ci passeremo, se non ci siamo già passati, e quindi bisognava svelare la finzione. In verità, funziona da ostacolo: vediamo due attori, non due persone sul punto di separarsi. In maniera dolorosa e unilaterale. Lui (Erland Josephson, nella versione di Ingmar Bergman) si era innamorato di un’altra, più giovane. Lei (Jessica Chastain, nella versione di Hagai Levi) si è innamorata di un altro. Gli attori nel revival sono anche produttori, non potrebbero desiderare di meglio. Sono sempre in scena, spesso in primo piano, e attorno il nulla: del lavoro, dell’amante, degli amici si parla soltanto. Tipico Covid-drama, da girarsi durante la pandemia.
Jessica Chastain e Oscar Isaac, amici da quando frequentavano la Juilliard School, sul red carpet di Venezia si sono esibiti in un bacio acrobatico: interno del braccino nudo, dal gomito fin quasi all’ascella. Qui sono sempre vestiti – lei tailleur, lui maglione ruvido da professore di filosofia – e non hanno la stessa chimica. Né nel doppiaggio italiano né nella versione originale. Al confronto, la versione di Bergman lo svedese era carica di emozioni come una sceneggiata napoletana. Veniva da dire a Marianne, l’attrice Liv Ullman: “Non farlo, ti sta ingannando, è tutta una finta”. Lo spettatore si sentiva un imbarazzato voyeur, a spiare le faccende private altrui. La versione di Hagai Levi risulta elegante e gelida, tranne quando Jessica Chastain beve qualche bicchiere di troppo. Chi piange davanti alla tv, aveva già versato tutte le sue lacrime per “Marriage Story” di Noah Baumbach, con Adam Driver e Scarlett Johansson. Qui il lacrimometro rimane a zero.
Politicamente corretto e panettone