"Zombi" di George Romero, 1978 

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Basta copia/incolla di citazioni! E il regista cancella gli zombie

Mariarosa Mancuso

Andrea Mastrovito in “I Am Not Legend” elimina i mostri dalla “Notte dei morti viventi” di George Romero. Ci passa sopra la gomma e li riduce a bianchi ectoplasmi. Ha la sua denuncia da fare, ci mancherebbe, ma gli spettatori provvisti di gusto e cinismo faticano a restare seri

Gli artisti hanno ragioni che il cinema non conosce. Anche gli spettatori restano perplessi quando Andrea Mastrovito – in “I Am Not Legend” – cancella gli zombie dalla “Notte dei morti viventi” di George Romero. Ci passa sopra la gomma (o qualche altra diavoleria) e li riduce a bianchi ectoplasmi. Il film viene presentato oggi all’Asylum Fantastic Fest di Valmontone, che si dichiara Festival d’Arte del Fantastico Italiano e ha luogo negli spazi del Valmontone Outlet.

Il luogo non è canonico, le ambizioni sono a mille. Per cominciare, “I Am Not Legend” ribalta “I Am Legend” di Richard Matheson, reso sulle copertine italiane con “Io sono leggenda”. Racconta un mondo di vampiri in cui è sopravvissuto un solo umano, divenuto per i succhiasangue leggendario come per noi il conte Dracula (il film di Francis Lawrence con Will Smith non rende l’idea, ormai si è persa la differenza tra gli eleganti vampiri e i buzzurri zombie).

Il primo film di Andrea Mastrovito (tecnica: animazione) era intitolato “NYsferatu – Symphony of a Century” e finiva con la Statua della Libertà distrutta. Proprio come la prima scena di questo film, che unisce immagini di Bergamo a quelle della Grande mela: tra le due città si trovava il regista ai tempi del Covid, che ci ha insegnato a usare “contagio” e “virale” con meno disinvoltura. 

E dopo aver cancellato gli zombie dal più famoso film di zombie, cosa succede? Andrea Mastrovito scrive un’altra sceneggiatura da sovrapporre alle immagini. Anzi, la ruba. Perché sono tutte citazioni: da “Terminator 2” a “Quinto potere”, dal “Silenzio degli innocenti” alla “Schindler’s List” di Steven Spielberg. In mezzo al bianco e nero, spunta una ragazzina con una maglietta rossa (chi ha visto “La notte dei morti viventi” ricorda benissimo la ragazzina, alla voce: “sparare agli affetti più cari, se sono contagiati”). C’è perfino l’incolpevole Thomas S. Eliot: gioca in un’altra categoria, e del cinema gli piacevano soprattutto i film di Groucho Marx. Di punto in bianco, cominciano a recitare “We are the hollow men / we are the stuffed men”. E all’improvviso un urlo: “Gol, chi ha fatto gol?” – si direbbe Fantozzi.

Gli zombie sono sempre sotto forma di ectoplasmi. E la radio annuncia che il Nulla ha già occupato mezzo New Jersey. Purtroppo il Nulla, parlando di cinema, rimanda irrevocabilmente a “La storia infinita”, dove il regno di Fantàsia è minacciato dalla forza che tutto distrugge. Gli spettatori provvisti di gusto e cinismo faticano a restare seri. 

Il regista ha la sua denuncia da fare, ci mancherebbe. Le citazioni sono il copia/incolla che nella nostra epoca spersonalizza gli individui. Meno male che ci sono gli artisti: cancellano i capolavori, così non avremo più niente da citare.

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