la polemica
I superpoteri di Lady Gaga hanno colpito anche quel boomer di Ridley Scott
Il regista se la prende coi film dei supereroi: oggi che pure i cinquantenni giocano alla Play e sognano di tornare in discoteca senza mascherina o di rimorchiare su Tinder siamo poco abituati al concetto di consumo culturale generazionale. Intanto, da Fazio, la "sua" attrice se la gode a promuovere House of Gucci parlando di pasta al ragù
Ridley Scott dice che i film di supereroi "sono noiosi come la merda". Giudizio che se fossi giovane potrei liquidare con ok boomer e dire che sì ha tanto ragione ma sono comunque migliori dei suoi, ma da geriatric millennial uno si chiede perché mai un 83enne dovrebbe divertirsi con il nuovo Spiderman pensato per i suoi nipoti? È come se un tredicenne si divertisse a fare le parole crociate o a guardare gli operai che rifanno il manto stradale, tenendo le braccia dietro la schiena. Oggi che pure i cinquantenni giocano alla Play e sognano di tornare in discoteca senza mascherina o di rimorchiare su Tinder siamo poco abituati al concetto di consumo culturale generazionale.
Ma forse non è tanto il giudizio in sé a far notizia ma è l'aver detto che una parte significativa di produzione cinematografica che tiene in piedi il mercato ha una sceneggiatura scritta coi piedi, perché tutto ciò che lo spettatore vuol vedere è l’effetto speciale (stiamo pur sempre parlando di ragazzini: strano non cerchino dialoghi shakesperiani). Prendersela col pubblico mentre stai dando la trecentesima intervista per promuovere il tuo film in uscita, House of Gucci, film che ha tutta l’aria d’essere “Un posto al sole” ma con l’idea d'Italia che hanno gli americani, cioè come noi stereotipiamo i greci, tutta corruzione, famiglia e cattivo gusto, ecco, questa sì che è una cosa autenticamente da boomer.
Lady Gaga non lo farebbe mai. Ieri era da Fabio Fazio nella parte della madonna addolorata, tutta impegnata a promuovere il suo ruolo di Patrizia Reggiani nel film di Scott, piangeva per ogni cosa: per i gay che cantano le sue canzoni dopo la sconfitta del ddl Zan (siete fantastici, vi amo tanto, comprate i miei dischi), per le sue foto da bambina (ero così quindi prima della chirurgia, vedi a esser poveri che brutta cosa), per i traguardi raggiunti (ho cantato per Obama, per l’halftime del Super Bowl, e ho vinto l’Oscar: ma sono molto onorata di poter ridere delle tue battute, Fabio), ha pianto sentendo il suo duetto con Tony Bennett su “I get a kick out of you” (qui anche io: tanto brava ma il jazz non è roba sua), ha persino pianto quando le hanno portato i fiori, che sorpresa, che meraviglia (li ha poi buttati a terra fuori dall’hotel, era il momento “c’è un limite a tutto”). Forse il momento più bello dell’intera intervista è stato parlare del lavoro sull’accento durato mesi e poi mostrare solo scene doppiate.
Fazio e Gaga hanno priorità diverse: lui ha impiegato i primi secondi per dirle quant’è felice di vederla nel proprio programma, lei ha impiegato i primi secondi per promuovere il film, e i successivi 25 minuti a promuovere se stessa. Quindi Fazio si complimentava: che persona sincera, autentica, tu non fingi mai (una ragazza acqua e sapone). Gaga invece si complimentava con se stessa per non ridere a crepapelle ma essere riuscita a commuoversi dicendo che pregava il nonno, mangiava sempre la pasta la domenica e ripetendo tutti i suoi nomi e cognomi italiani (l’unica cosa che la salva dall’accusa di appropriazione culturale, sennò col cavolo che poteva fare la Reggiani in questo film). Era quella che girava i red carpet vestita di bistecche, ora ci vende le polpette e i diritti civili rimanendo seria (e sa perfettamente che deve dire “molto meglio il ragù” così gli italiani non inorridiscono pensando alle abitudini alimentari statunitensi). A un certo punto Fazio, sempre parco di complimenti, le dice che ha i super poteri: “non si diventa Lady Gaga senza avere i superpoteri”. E lì tutti capiscono: a che servono gli effetti speciali quando hai Lady Gaga? Se ne sarà accorto anche Ridley Scott