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Il Torino Film Festival abbraccia il pop e apre con "Sing 2 - Sempre più forte"
La madrina quest’anno è Emanuela Fanelli, che saprà evitare certe tremende goffaggini del passato. In apertura c'è il film di Garth Jennings che è puro spettacolo, come il capostipite che aveva fissato i personaggi degli animali canterini
Animali canterini, anche quelli che di loro non sarebbero portati. L’elefantessa timida, la maialina che ha lasciato a casa il marito con una schiera di figli porcellini. “Sing 2 – Sempre più forte” di Garth Jennings ha aperto ieri il Torino Film Festival, in cerca di identità come quasi tutte le manifestazioni cinematografiche (solo Venezia fa eccezione, per il favorevolissimo periodo dell’anno, il prestigio, un direttore con le idee chiare e un pizzico di fortuna). Si chiuderà il 4 dicembre, tra i riconoscimenti classici manca il Premio Cipputi, per film sul mondo del lavoro: cancellato l’anno scorso perché mancavano i soldi.
Il festival torinese aveva preso il via come “cinema giovani”, in tempi ormai remoti era arricchito da una sezione “Americana” curata da Giulia D’Agnolo Vallan. Poi si sa come vanno queste cose, la politica inizia a voler dire la sua, si è scelta la formula con un direttore conosciuto non solo dagli addetti ai lavori. Nanni Moretti, per esempio (parlandone da bravo), era inseguito dai cronisti anche quando comprava una sciarpa al mercatino. La madrina quest’anno è Emanuela Fanelli, che saprà evitare certe tremende goffaggini del passato, da festival serio che non si compromette con lo spettacolo. E invece, sorpresa, c’è in apertura un film di animazione che è puro spettacolo, come il capostipite che aveva fissato i personaggi ai comandi del koala impresario: stufo di fare il puliscivetri, nella parte dello straccio, aveva deciso di mettere su uno spettacolo. Assieme a una segretaria camaleonte con l’occhio di vetro, che sbaglia a fissare la cifra in palio per i talenti da scoprire. Accadeva nel 2017.
In “Sing 2” (nelle sale dal 23 dicembre) gli animali canterini hanno fatto compagnia, e prodotto una loro variazione di “Alice nel Paese delle Meraviglie”. scatenato e molto divertente. Ma il sogno è ballare e cantare non nella capitale del divertimento, una specie di Las Vegas disegnata da qualcuno in preda a una bella dose di Lsd (chissà se la Illumination Entertainment fornisce “piccoli aiuti” a registi e animatori, o devono portarseli da casa).
I nostri riescono a intrufolarsi in cima al grattacielo di Jimmy Crystal (magnifici i fenicotteri che si scaldano prima di fare il provino). Promettono uno spettacolo con la rock star Clay Calloway, doppiata in italiano da Adelmo Fornaciari in arte Zucchero. Senza offesa, l’originale è sempre meglio, nella versione italiana si perdono le sfumature che rendono credibili i personaggi, dal coreografo isterico al gorilla che deve imparare a ballare con leggerezza. La star dopo la morte della moglie vive ritirato sua villa, la rockettara porcospino si offre volontaria. Numero finale grandioso, il Torino Film Festival abbraccia il pop.