Festa dell'ottimismo
Castellitto: "Il nuovo moralismo è una forma di potere, alla fine si smaschera e si autodistrugge"
Dall'amore per Nietzsche agli esordi letterari, dalle ansie alle aspirazioni che attraversano la sua generazione e che hanno ispirato il suo romanzo "Gli Iperborei". L'intervista all'attore, scrittore e regista
"L'importante è ricordarsi cosa ti ha spinto a scrivere il primo film, il primo libro". Così risponde Pietro Castellitto, intervistato da Mariarosa Mancuso, sulla "tremarella" all'inizio di un'opera seconda. "Libertà e anche un po' di anarchia, questo è lo spirito". L'attore, scrittore e regista, neanche trent'anni, ha all'attivo un libro, "Gli Iperborei", Bompiani, e un film da lui sceneggiato e diretto, "I predatori". La sua ultima apparizione al cinema è nella parte di Cencio in "Freaks Out" di Gabriele Mainetti.
"Le somiglianze sono un po' la mia maledizione: da piccolo mi dicevano che assomigliavo a papà (Sergio Castellitto), poi a Luca Marinelli. Alla fine ho fatto Totti". L'attore è lo storico capitano della Roma nella serie "Speravo de mori' prima". Chi dice che i due non si somigliano confonde la recitazione con l'imitazione, nota Mancuso.
"I predatori" è un raro film italiano in cui il cinismo dà vita a personaggi interessanti anche per lo spettatore, oltre che per chi li ha creati. Ma Castellitto sente il peso del nuovo moralismo, della cultura della cancellazione che pretende di stabilire cosa è corretto dire e cosa no? "Sono discorsi delicati, la mia generazione è divisa: da una parte c'è molta goliardia, siamo figli del benessere ma abbiamo conosciuto solo la crisi economica. Questo ti porta a vivere una situazione di perenne ironia, finisci per recitare un ruolo. Saremmo padri poco seri. D'altra parte, tanti giovani sono immersi in questo moralismo pervasivo, ma l'arte nasce contro l'ipocrisia, stabilire cosa è corretto e cosa no le fa perdere forza. Però questo moralismo è anche una forma di potere, e il potere alla fine esagera, si smaschera e si autodistrugge".
L'attore e autore ha parlato poi dell'influenza di Nietzsche sulla sua scrittura - "Ho iniziato a leggerlo a 17 anni. Prima non leggevo per niente" -, del lavoro con Mainetti in "Freaks Out" - "L'ho scoperto guardando Jeeg Robot in un periodo difficile della mia vita, fare un film con lui mi ha ricordato che ci si può sempre rialzare" -, delle serie - "All'inizio erano bellissime, oggi hanno perso di autenticità, anche se sono fatte meglio dei film".
Qual è il futuro prossimo di Pietro Castellitto? "Sto scrivendo il prossimo film, in pausa dalla recitazione. Inquietudine e dolore ti portano a iniziare a scrivere, per proseguire però c'è bisogno di serenità. Io scrivo in uno stato di semieuforia".