Jean-Marc Vallée (Getty) 

da “Dallas Buyers Club” a “Big Little Lies”

Addio a Jean-Marc Vallée. Non era il tipo di regista che gira sempre la stessa storia

Mariarosa Mancuso

È Morto a 58 anni, per cause ancora ignote. Canadese di Montréal, aveva fatto il salto verso Hollywood nel 2005, con un piccolo film parlato in francese e intitolato “C.R.A.Z.Y” .

"Dallas Buyers Club” e “Big Little Lies”. Il film con Matthew McConaughey magro come un chiodo –  20 chili persi mangiando solo verdura, pesce e bianco d’uovo in frittata – che cercava medicine per curarsi l’Aids, non ancora approvate dalla Fda (si segnala nel film anche Jared Leto, senza le protesi che Ridley Scott gli ha messo addosso in “House of Gucci”, qualche straccetto addosso e il resto era bravura). La serie Hbo con le ricche signore di Monterey, California, paradiso sulla scogliera con serpente velenoso. Alla scuola elementare c’è un cadavere, e come succede negli ambienti ristretti tutti sono sospettati. Morto a 58 anni, per cause ancora ignote, Jean-Marc Vallée non era il tipo di regista che gira sempre la stessa storia e rifugge dagli esperimenti.

 

Tutte le donne di “Big Little Lies” sono sospettate. Tra i produttori, Nicole Kidman e Reese Witherspoon, decise a prendere in mano il loro destino. Di attrici: come personaggi hanno tutte una loro magagna, al pari delle comprimarie Laura Dern e Shailene Woodley. Adesso usa così. Siccome il romanzo lo ha scritto la signora Liane Moriarty, cade ogni accusa contro chi racconta le perfide ricche e infelici. La fama di “regista di donne” Jean Marc Vallée se l’era già fatta con “Wild”, nel 2014. Reese Whiterspoon per una volta senza tacchi, scarponi da montagna e pesantissimo zaino in spalla, cammina e cammina lungo il Pacific Crest Trail per fare i conti con la madre morta e un matrimonio fallito. In chilometri: 4.286, attraversando 7 parchi nazionali.

 

Canadese di Montréal, Jean-Marc Vallée aveva fatto il salto verso Hollywood nel 2005, con un piccolo film parlato in francese e intitolato “C.R.A.Z.Y”. La storia di Zachary Beaulieu, ragazzino nato il 25 dicembre 1960, quarto di cinque maschi. Ha una ciocca bianca tra i capelli neri, gioca con le bambole, la madre molto religiosa crede che il rampollo abbia il dono di far guarire i malati. L’adolescenza è sempre difficile, in queste condizioni ancora di più. Il virile genitore a Natale si mette a cantare le canzoni di Aznavour, a Zachary piacciono i Pink Floyd, i Rolling Stones, “Space Oddity” di David Bowie. “Crazy” è un disco di Patsy Cline, anno 1961, che il padre tiene come cosa preziosa e il figlio rompe facendolo cadere dalla busta, i vinili erano fragili.

 

Era un film pop, con una bella colonna sonora e pieno di ironia. Non c’era mica bisogno di tormentare il regista, anni dopo, come si vanta di aver fatto l’attivista Peter Staley: voleva essere sicuro che in “Dallas Buyers Club” non ci fossero tracce di omofobia o negazionismo sull’Aids. E quindi insiste, dichiarando al New Yok Times: “Ho fatto passare a Jean-Marc Vallée l’inferno”. L’inferno del 2013, oggi sarebbe molto peggio: la comunità trangender aveva già contestato l’Oscar di Jared Leto, ma non era rumorosa come oggi (da qui la battuta di Dave Chappelle: “Ma perché noi neri siamo rimasti indietro? Martin Luther King avrebbe dovuto marciare vestito di paillettes?”).

 

Aveva fatto la sua parte, nella categoria “regine”, con il film “The Young Victoria” (in effetti mancava). Aveva in progetto un’altra miniserie Hbo, intitolata “Gorilla and the Bird”. “Una storia di follia e di amore materno”, dice il sottotitolo del memoir di Zack McDermott, molto lodato dal Sunday Times. Il crollo psicotico di un avvocato che una mattina si convinse di vivere in un “Truman Show”, circondato da attori.

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