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Gli Nft alla conquista del settore cinema. Bufala o miniera d'oro?

Mariarosa Mancuso

Registi e non solo alle prese con i Non-Fungible Token. Ryuichi Sakamoto ha messo in vendita le 595 note del tema del film "Furyo", David Lynch pensa a un'intera collezione

I francesi son magnifici, quando decidono di difendere la lingua. Anche loro hanno tra i piedi i Non-Fungible Token, ovvero Nft (noi disinvoltamente ascoltiamo l’accrocco fingendo di capire, oppure pronunciamo la sigla sperando che l’interlocutore sia abbastanza educato da non chiedere spiegazioni). Un articolo sull’ultimo numero del mensile Première traduce “jeton non fongible”, avanzando di pochissimo sul versante di qualcosa che non può essere rimpiazzato neppure nell’epoca della riproducibilità tecnica. 

Tale Nft viene pagato e scambiato in Bitcoin o altre criptovalute (qui la spiegazione varia tra “bufala” o miniera d’oro, ma naturalmente bisognava essere svelti a procurarsele). Lanciato nel vasto mondo virtuale e internettiano, come gli zecchini d’oro seminati al Campo dei Miracoli dovrebbe produrre ricchezza. A margine, per associazione di idee: esplorata la credulità umana in “La fiera delle illusioni” – il film da vedere questa settimana, obbligatorio – Guillermo del Toro ha girato il suo “Pinocchio”, in animazione e ambientato nell’Italia degli anni 30. Uscita prevista a settembre, il trailer è già su Netflix.

Ovvio che gli enne-effe-ti non potevano lasciare in pace il mondo del cinema, che certo è irrimpiazzabile e ha anche un aspetto più grazioso di altri token circolanti. Tra i frizzi e i lazzi della serie “South Park” – con gli Nft sembra avere un conto aperto, o è solo un disperato tentativo di non sembrare vecchi di ventiquattro stagioni – già abbiamo i primi esemplari della nuova specie. Ryuichi Sakamoto ha messo in vendita le 595 note del tema di “Furyo”, il film diretto nel 1983 da Nagisa Oshima. Cosa esattamente significhi vendere “le note” non è chiaro, sarà la partitura originale ma certo a dirlo così fa meno effetto.

Non riuscendo a girare film degni della sua fama (e neanche belle serie, l’originale “Twin Peaks” fece il botto, gli spettatori guardavano la tv a orari fissi, mangiando crostata di ciliegie, qualcuno si comprò un dittafono che faceva brillante detective), David Lynch ha pensato a una collezione intera di Nft – perché porre limiti all’invasione di qualcosa che tra qualche anno neanche ricorderemo? Meglio passare subito all’incasso.

Il regista sudafricano Neill Blomkamp (film d’esordio, prima di perdersi, l’ottimo “District 9”) sta puntando sui Non-Fungible Token per finanziare uno studio tutto suo (con gli altri ha litigato). Martin Scorsese finanzierà a colpi di Nft il suo prossimo film “A Wing and a Prayer”: certificati digitali con una percentuale sugli incassi, il diritto di visitare i set e di assistere alle anteprime. La sezione Web Tech del Figaro conferma: dice sul serio. E invece servirebbero i Pdt, Produttori con Diritto di Taglio: la libertà ai film fa malissimo.

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