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Il pubblico accorre a una rassegna di vecchi film? Perché le piattaforme non bastano
"XX secolo – L'invenzione più bella", 150 titoli scelti da Cesare Petrillo al cinema Quattro Fontane di Roma (ma ora anche a Firenze e speriamo presto a Milano). Ottimi motivi per andare, non perché sia storia, ma perché sono film spassosi. Un nome a caso: Leo McCarey con "L'orribile verità"
Nato come “invenzione senza futuro”, il cinema ha sempre sofferto di salute cagionevole. L’ultimo spettacolo è come la perdita dell’innocenza, ogni generazione tende ad averne una sua. Nel 1971 Peter Bogdanovich ambientò il suo “Ultimo spettacolo” in una cittadina immaginaria del Texas: erano gli anni cinquanta, in bianco e nero, i giovani americani andavano a combattere la guerra di Corea.
Il regista di “Paper Moon” avrebbe dovuto aprire di persona la rassegna “XX secolo – L’invenzione più bella”, ricorda Cesare Petrillo che ha scelto a uno a uno i film (in collaborazione con il Centro sperimentale di cinematografia e la Cineteca nazionale). 150 titoli, non solo selezionati ma amati dal curatore che per il cinema classico americano ha una passione divorante (e sapiente, ed enciclopedica).
A Peter Bogdanovich è dedicato uno dei capitoli della rassegna, cinque film tra cui uno che si vede di rado come “Vecchia America”, titolo originale “Nickelodeon” (le sale che proiettavano le prime pellicole al prezzo di un nickel, cinque centesimi di dollaro): Burt Reynolds, Ryan O’Neal e le loro avventure nel cinema muto, anno 1914 – forse non erano ancora nostalgici, certo non avevano verso attori e registi rispetto o timore reverenziale. Quel cinema veniva dalle fiere itineranti, gli spettacoli da baraccone che si vedono nella “Fiera delle illusioni” di Guillermo del Toro, e in “Freaks Out” di Gabriele Mainetti.
La rassegna “XX secolo – L’invenzione più bella” (lo ripetiamo perché siamo d’accordo anche con il trattino e le maiuscole) è in corso al cinema Quattro Fontane di Roma. In una giornata, ha fatto registrare oltre 200 spettatori: di questi tempi un gran successo, e si tratta di film classici, perlopiù in bianco e nero, sottotitolati. Ora è in cartellone anche a Firenze, cinema La compagnia – per la programmazione, controllare i giornali o internet. Speriamo arrivi presto a Milano (oltre alla Cineteca, c’è spazio) e in altre città. Ma chi vuole vedere vecchi film che non danno neppure in tv? Ecco il punto: c’è tutta una storia del cinema – non perché sia storia, ma perché sono film spassosi – che non si vede sulle piattaforme (e neppure in tv, cadono gli ascolti).
Facciamo un nome a caso: Leo McCarey (magari non tanto a caso, le sue commedie non si dimenticano a distanza di anni). Oppure Bette Davis. Esageriamo: Cary Grant e Irene Dunne, la coppia litigiosa in “L’orribile verità” (1937). Quando a Hollywood marito e moglie litigavano, lo facevano sul serio. Fino al divorzio, “sospeso” dal giudice per 90 giorni. Mr Smith, il cane della coppia, viene affidato a Irene Dunne, Cary Grant ha il diritto di visita (e ficca il naso). Eleganza, cinismo, battibecchi: ragazze, non c’è solo la femmina lamentosa e vittima tra i modelli da imitare.