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Alla Cineteca di Milano una giornata sul risparmio energetico, ed è subito età della pietra
Il programma del prossimo venerdì, in collaborazione con la Fondazione Aem, è dedicato al consumo e alla sostenibilità. Sullo schermo ci saranno anche i mitici spot di Mammut, Babbut e Figliut della Pirelli, riesumati da Carosello
Bisogna dire che son coraggiosi, alla Cineteca di Milano (tranquilli, molte iniziative sono in streaming, basta iscriversi con la solita mail e l’ennesima password che subito dimenticheremo). Son coraggiosi a intitolare il programma del prossimo venerdì, in collaborazione con la Fondazione Aem che sta per Azienda elettrica milanese, “Mammut, Babbut, Figliut: oltre Greta”. Chi sia Greta lo sapete. Mammut Babbut e Figliut erano i personaggi degli spot girati dalla ditta Pirelli per Carosello. Animazione pionieristica ma di prima qualità, firmata da Gino Gavioli con la sua Gamma Film, protagonista della pubblicità televisiva italiana anni 60. Nel 1968 arriverà il lungometraggio “Putiferio va alla guerra”, protagonista una formica gialla antropomorfa, nemica delle formiche rosse.
Mammut Babbut e Figliut sono un famiglia di cavernicoli (in uno spot arrivano da Africut, continente vagamente triangolare) vestiti con pelli maculate. Non sapendo di essere preistorici, si cimentano con la vita moderna: le regate veliche e il canottaggio alle Olimpiadi, la tenda da campeggio, il telefono. Parlano con versi incomprensibili. Falliscono sempre miseramente. Finché la voce perentoria dello speaker spiega che “non siamo più nell’età della pietra, ora siamo nell’età della tecnica, comprate le gomme e i materassi Pirelli”.
Oltre agli spot della famiglia primitiva, in streaming per 24 ore ci sarà un programma allineato con la Giornata del risparmio energetico e degli stili di vita sostenibili (i seguaci di Greta a vedere Mammut Babbut e Figliut penseranno che preistorici erano gli ignari spettatori degli anni 60, bambini compresi che di regola venivano messi a letto dopo Carosello). Film sulla vita che non aveva bisogno di decrescere, come “Nanuk l’esquimese”, di Robert J. Flaherty, girato nel 1922. Muto, segue la vita del profondissimo nord – e a noi viene voglia di scappare, davanti a tanti buchi nel ghiaccio e altre fatiche vantate come vicinanza alla natura e alla madre terra. C’è “Ötzi – L’ultimo cacciatore” di Felix Randau, visto al Festival di Locarno nel 2017 e mai dimenticato (succede, con le esperienze traumatiche).
Spedizioni in Antartide, i pastori eremiti, gli studenti poveri della Guinea che nella stagione degli esami migrano verso l’aeroporto e i quartieri ricchi dove c’è luce. Per sollievo, un Buster Keaton del 1923. L’episodio ambientato nella preistoria di un film intitolato “Three Ages”, titolo italiano “L’amore attraverso i secoli”. La bella con il suo vestitino monospalla leopardato (vero) si annoia seduta su una roccia. Buster Keaton con i capelli a caschetto e il monospalla di pelliccia nera, polacchini compresi, si avvicina a bordo di un dinosauro. Dovrà vedersela con un nerboruto rivale.
Politicamente corretto e panettone