Ricetta seriale
Una semplice domanda con Alessandro Cattelan è a metà tra lo scanzonato e il profondo
Il nuovo show su Netflix dà il meglio con alcuni personaggi come Roberto Baggio e Gianluca Vialli. Ecco dov'è girato e qual è la struttura portante
“Come si fa ad essere felici?” chiede Nina a suo papà Alessandro Cattelan. È questo l’incipit – o il pretesto narrativo – che mette in moto “Una semplice domanda” il nuovo show di Cattelan disponibile su Netflix dallo scorso venerdì. Un format ibrido, un contenitore dove si alterano interviste a siparietti più leggeri, racconti con al centro il conduttore a momenti di scherzo e più estemporanei. Sei puntate da circa mezz’ora ciascuno in cui, ogni volta attraverso una domanda che fa da fil rouge dell’episodio, si indaga il tema della felicità da una prospettiva diversa.
Si parte con “Come si fa ad essere felici?” in cui si coinvolge Roberto Baggio, “Credere ci rende felici?” è invece la domanda nella puntata con ospite Sorrentino, poi “C’è felicità nel dolore?” affrontata da Vialli in una delle interviste più dense e significative della stagione. E ancora: “L’amore rende felici?” discusso con Geppy Cucciari, “Cos’altro posso desiderare per essere felice?” con Francesco Mandelli (il Nongio) e Roberto Giovalli e infine “Si può imparare ad essere felici?” con Elio. Domande certamente non banali, che acquistano spessore altalenante a seconda dei personaggi coinvolti. In generale, lo show di Cattelan ha il merito di percorrere un terreno ancora poco battuto in Italia, cercando di trovare un punto di equilibrio – non sempre riuscito – tra un tono più scanzonato e uno più profondo.
Quando Cattelan intervista i vari ospiti, spesso nel loro habitat naturale, tutto funziona: riesce ad essere coinvolgente, a fuoco e toccare corde interessanti. Meno riuscito è invece quando l’ospite si mette al servizio del conduttore: qui la narrazione e il ritmo si sfilacciano e, al netto di qualche buona intuizione sempre presente, si rischia un po’ di superficialità. Il programma è prodotto da Fremantle, scritto da Cattelan insieme a Carlo Crocchiolo, Federico Giunta e Luca Restivo e con la collaborazione di Assia Neumann Dayan.
Qual è la struttura e il tema di “Una semplice domanda”?
Lo show di Cattelan, cucito perfettamente addosso alla sua personalità e alla sua cifra stilistica, si propone di indagare – in ordine sparso – le diverse angolazioni della felicità e le domande ad essa connesse. Questo è in certi casi quasi un pretesto per raccontare personaggi, mondi, idiosincrasie. Per entrare nell’esistenza di volti noti da una particolare angolazione, dando una chiave interpretativa alla loro contingenza (o a un momento specifico della loro vita). Succede questo, ad esempio, nell’episodio con protagonista Baggio. Personaggio molto riservato, il noto campione apre le porte della sua casa, racconta del suo rapporto con la spiritualità e della pratica buddista, mostra la passione per l’intaglio del legno ben rappresentato dalle centinaia di anatre da lui realizzate nel suo laboratorio domestico. Cattelan è a suo agio in questo contesto, riesce a valorizzare il racconto che gli viene fatto. Sa essere prossimo a chi racconta. La stessa cosa avviene con Vialli: durante una partita del suo amato golf, l’ex calciatore racconta della sua malattia e del significato che ha il dolore in relazione alla felicità. La struttura in altri episodi si sfalda un po’ e il discorso è meno a fuoco, forse complici personaggi più restii a raccontarsi, forse meno cesellati dal punto di vista della scrittura.
Quali sono le location di “Una semplice domanda”?
Lo show di Netflix ha anche come tratto peculiare il racconto di luoghi tra loro molto eterogenei. Si parte da Milano per poi spaziare nelle campagne della via Francigena, dai campeggi in zone rurali alle scogliere di Formentera fino a Budapest. Una ricerca che quindi non è solo mossa da quesiti interiori ma che porta a un viaggio anche esteriore, che investe e indaga – in modo accennato ma lo fa – stili di vita differenti. Che è curiosa di tutto. Anche quando questo tutto è un supermercato nelle ore notturne o la fermata della metro verde milanese di Cascina Gobba. La meta, nel viaggio geograficamente circolare di Cattelan, sarà per lui sempre casa.
Qual è il tono di “Una semplice domanda” in due battute?
“Devo fare i quiz io in televisione, non queste cagate”.
“Bansky are you happy?”.
Effetto nostalgia