Sul caso Moro c'è ancora molto da dire. A Cannes Bellocchio lancia "Esterno Notte", film e serie tv
Diciannove anni dopo "Buongiorno, notte" il regista torna sulla vicenda del leader democristiano e della strage di via Fani. Oggi la prima parte al cinema in contemporanea con la prima mondiale dalla Croisette. In autunno in sei episodi su Rai 1
Cannes. "Bellocchio trasforma il piombo in oro", titola Libération che apre a tutta pagina su Esterno Notte, oggi presentato al Festival di Cannes e accolto da una standing ovation alla presentazione del cast di Thierry Fremaux. Secondo il regista Marco Bellocchio, che dal 1965 coi I pugni in tasca ha raccontato lo scenario socio-politico italiano, c'era ancora molto da dire sul caso Moro. Era il 2003 quando usciva Buongiorno, notte, Roberto Herlizka nei panni del protagonista, ma quella era una storia intima e molti personaggi rimanevano fuori dal racconto. Per questo è nata Esterno notte, una serie concepita per la tv, che poi Thierry Fremaux, delegato generale del Festival di Cannes, ha voluto in Croisette a tutti i costi. Adesso la serie, interpretata fra gli altri da Fabrizio Gifuni, Margherita Buy e Tony Servillo, passerà prima nelle sale anche in Italia. Lo vedremo in due momenti e su schermi differenti: al cinema sarà diviso in due parti, la cui prima esce oggi in contemporanea alla presentazione in prima mondiale a Cannes (la seconda invece è prevista per il 9 giugno) mentre in autunno sarà trasmessa come serie in sei episodi su Rai 1.
In questa intervista il regista parla dell'attualità dei temi, delle rivoluzioni e delle battaglie perdute e concede anticipazioni sul suo prossimo film: una ricostruzione delle vicende che coinvolsero il bambino ebreo Edgardo Mortara nel 1858.
Perché tornare sulla vicenda di Aldo Moro? "Non per un dovere morale o politico", risponde Bellocchio, "ma dal quarantennale della strage di via Fani, nel 2018, in cui giornali e televisioni si sono tanto occupati di questo fatto, la mia attenzione è tornata su alcuni eventi che in Buongiorno notte non c'erano, perché era tutto ambientato all'interno della prigione, con immagini dell'esterno che passavano attraverso la televisione. Qui invece mi piaceva immagirare e raccontare i personaggi che sono assenti dal film: Cossiga, Andreotti, la moglie di Moro, i brigatisti, il Papa. Così abbiamo creato questa forma cinematografico-televisiva". Esterno Notte infatti "nasce come una serie" ma poi "in modo imprevedibile viene presentata anche al cinema". Il regista è voluto partire dal personaggio di Aldo Moro "che cerca di conquistare unità del suo partito per arrivare all'idea di compromesso e accettazione del partito comunista. Per arrivare poi fino alla sparizione di Moro, che ricompare solo alla fine. In sei capitoli ho voluto esplorare una nuova storia. C'era materia per rinnovare il mio interesse per questa vicenda".
"Già in Buongiorno notte, allora era il venticinquesimo anniversario della morte, fui molto stupito che quella vicenda avesse suscitato ancora tanto interesse", aggiunge Bellocchio. "Non solo da parte di chi allora era adulto ma anche da parte di giovani colpiti da ciò che accadde 25 anni prima. È estremamente importante fare un racconto che coinvolga emotivamente, dando anche una serie di riferimenti storici su cui anche un giovane si può orientare".
Da allora Times they are a-changin', anzi i tempi sono cambiati già cambiati, e parecchio, dice il regista. "Ci sono delle costanti tragiche, le guerre, e anche altre rivoluzioni non sanguinarie che coinvolgono i giovani, pensiamo alla rivoluzione ecologista". Ma in realtà quella di oggi è un'Italia del tutto diversa, con "i fronti della politica" che sono "completamente cambiati".
Il suo prossimo film – Bellocchio ci regala questa anticipazione – riguarderà il caso di Edgardo Mortara, una vicenda che catturò l'attenzione internazionale in gran parte dell'Europa e del Nord America tra gli anni cinquanta e sessanta del XIX secolo. Si tratta del prelievo avvenuto nell'allora Stato Pontificio, durante il Risorgimento italiano, da parte delle autorità clericali, di un bambino di 6 anni dalla propria famiglia ebraica, avvenuto il 23 giugno 1858, a cui fece seguito il suo trasferimento a Roma sotto la custodia di papa Pio IX, per esser allevato come cattolico. "Sono gli ultimi battiti di un potere che stava crollando. Ci sono dei momenti, nella storia, che sembrano controffensive di poteri in declino". Per un attimo sembra che si possa ribaltare la storia. Ma invece no.