Ma quale cinquina? Quest'anno saranno in sette a contendersi il premio Strega
Il dramma delle interviste culturali e i problemi di guardaroba
Si sono fatti attendere, son momenti fatidici che possono cambiare la carriera di uno scrittore. E poi si sa come succede: il Teatro romano di Benevento (la città del liquore Strega), i fili da tirare all’aperto, la gente che prende posto. Prima della diretta, un borbottìo su una ristampa, non siamo riusciti a capire se di libro, oppure di invito cartaceo per ospiti poco abituati agli e-ticket. Facciamo il refresh della pagina, non si sarà bloccata? Proviamo a vedere se RaiPlay funziona meglio sull’iPad. Nulla di nulla, unico segno di vita il manifesto disegnato da Olimpia Zagnoli che ora si spostava un po’ a destra, ora si spostava un po’ a sinistra. Doveva essere questo l’effetto del monoscopio, quando la Rai era giovane e trasmetteva su un canale solo, qualche ora al giorno.
Edizione numero 76, neanche Maria Bellonci avrebbe immaginato tanto. 400 amici della domenica, “figure della cultura e del sociale” dice Stefano Coletta, direttore Intrattenimento Prime Time e Responsabile ad interim di Rai 1. Saluta Emanuele Trevi, presidente in carica perché ha vinto l’anno scorso con “Due vite”, un libro che “mi è rimasto nel cuore”. Purtroppo i microfoni smettono di funzionare, o sono difettosi i collegamenti con il pubblico a casa, seguiamo il resto con il solo video per un po’. Intanto ci chiediamo come mai non succede con lo sport o con il varietà, ma si sa che per acculturarsi bisogna soffrire.
Nel frattempo l’audio torna. Si parla del Premio Strega che avvicina i libri alle persone, compito oggi più che mai necessario e il resto lo potete aggiungere voi. Salgono sul palco i primi tre scrittori della dozzina, in ordine alfabetico. Tutti maschi. Marco Amerighi con “I randagi”, Fabio Bacà con “Nova”, Alessandro Bertante con “Mordi e fuggi. Il romanzo delle Br”. Lo scrittore – in generale, se interrogato in un programma culturale – tende a essere prolisso, ogni tanto fa autogol raccontando la trama. L’intervistatore – sempre detto in generale – non resiste mai alla tentazione di interrompere, per poi rilanciare, come se lo scrittore non avesse detto esattamente quel che lui si aspettava. La scena si ripete, è il dramma delle interviste culturali, non sarà certo il premio Strega a cambiare la tendenza.
Intanto si vota, volano dei fogli, il conduttore scherza “sospetteranno dei brogli”, viene chiamato sul palco uno degli sponsor, BPER Banca. Ringraziato come è giusto, e richiesto su due piedi di spiegare ai genitori dei giovani che la cultura è meglio di un conto in banca. La missione viene puntualmente eseguita. Entrano altri tre finalisti, di dodici che sono, viene il dubbio che finiranno mai, a colpi di “che bel viso che hai, come la tua scrittura” – i maschi sono passati indenni al giudizio estetico, e sì che qualcosa da dire ci sarebbe stato, soprattutto al capitolo: “Devo andare allo Strega e non ho niente da mettermi”.
Quando finalmente la cinquina arriva, vediamo subito che, sorpresa, non sono cinque libri e neanche sono sei. Quest’anno sono sette. Il regolamento consente di aggiungere un sesto titolo se tra i primi cinque non entra un piccolo editore, poi c’è stato un ex aequo tra due candidati. Per chi fosse interessato alle quote, i candidati al sorso di Strega dalla bottiglia sono quattro maschi: il favorito Mario Desiati con “Spatriati”, Claudio Piersanti con “Quel maledetto Vronskij”, Marco Amerighi con “Randagi”, Fabio Bacà con “Nova”. E tre donne: Veronica Raimo con “Niente di Vero” (già vincitrice dello Strega Giovani), Alessandra Carati con “E poi saremo salvi”, Veronica Galletta con “Nina sull’argine”.
Appuntamento il 7 luglio al Ninfeo di Villa Giulia, quest’anno potrebbe tornare anche il mitico buffet.
Politicamente corretto e panettone