L'intervista
Le mille vite di James Franco e l'ammirazione verso il cinema italiano:"Amo Garrone e Marcello"
L'infanzia difficile, la passione per le scene nata da un moto di gelosia, le vicende giudiziarie: c'è tanto nei quarantaquattro anni dell'attore che al Filming Italy Sardegna Festival ha anche accennato alla venerazione verso il regista di Martin Eden
Santa Margherita di Pula (Cagliari) - Ne “Il manifesto degli attori anonimi” - il suo primo libro uscito qualche anno fa anche in Italia con Bompiani - James Franco raccontava diverse storie, tra cui quella di un attore che per sbarcare il lunario, in quell’emozionate quanto pericoloso luna park che è Hollywood, faceva il commesso da McDonald’s, trascorrendo i suoi turni provando e riprovando nuovi accenti. In quelle pagine a loro modo emozionanti, dispensava consigli a chiunque volesse fare l’attore, regalando aneddoti sui suoi colleghi e sulla sua vita privata e allo stesso tempo raccontava storie di aspiranti attori, ex attori, bambini prodigio e giovani star, un campionario di figure che rimandano un’immagine poco idilliaca del sogno all’ombra degli Studios. Incontrastato sex symbol degli anni Duemila, anche Franco ha fatto la gavetta, "come tutti” dice al Foglio a Santa Margherita di Pula, alla quinta edizione del Filming Italy Sardegna Festival creato e diretto da Tiziana Rocca.
“Negli anni ‘80 e ‘90 non c’erano i film con i cellulari né Tik Tok e Palo Alto, dove vivevo io, non era - e non è - certo Los Angeles. Andavo a scuola con la figlia di Steve Jobs e tutti o quasi lavoravano nella tecnologia. Amavo i film di James Dean (lo ha anche interpretato ne La storia vera, ndr), Gus Van Sant e River Phoenix. La mia fidanzata si era iscritta a una scuola di teatro, aveva messo in scena uno spettacolo e la cosa mi ingelosì abbastanza, perché sapevo che avrebbe baciato un altro ragazzo. Col tempo, però, ho capito che quella relazione è stata la cosa migliore che potesse capitarmi, perché spinto dalla gelosia, entrai anche io in un gruppo teatrale e iniziai così a recitare”.
La più grande difficoltà di questa scelta, James Franco l’ha avuta però in famiglia. “Mio padre - spiega - è stato un problema. Non è facile vivere con il fantasma di un genitore che continua a ripeterti: 'Tu non sei bravo abbastanza'”. Quella frase è risuonata nelle mie orecchie per troppo tempo. “Da Palo Alto mi spostai così a Los Angeles, mi iscrissi a Letteratura e nonostante la mia enorme timidezza, abbandonai quegli studi - ma non la passione per i libri, la lettura, l’arte e la cultura - e mi iscrissi a un corso di recitazione”.
“L.A. è un posto di merda - scrive in quel libro. “Ci sono 5 milioni di persone lì che cercano di diventare attori, e solo una manciata di loro ci riesce, e quelli che non ci riescono rimangono lì e non fanno altro che marcire… Lì è pieno di vampiri”. Un vampiro lui lo è stato, ma solo all’inizio e per pochissimo tempo. Eccolo, dunque, attore che si impone sul grande schermo con ruoli - da minori a importanti (in "Spiderman" ad esempio) che lo hanno poi consacrato sulla scena internazionale.
“Se ripenso oggi alle reazioni che avevano i miei quando dicevo che avrei voluto recitare, mi viene da sorridere, ma è stata dura. Mio padre, oltre a denigrami in tal senso, aveva paura che avrei potuto avere delle delusioni e mi diceva che ero un matto. Se ho fatto questo lavoro è per lui, è per dirgli che si sbagliava”.
Il cinema d’autore, in particolare quello italiano “è stato sempre il mio punto di riferimento”, aggiunge l’attore, famoso per film come "Milk" di Gus Van Sant, "127 Ore" di Danny Boyle e "La Ballata di Buster Sgruggs" dei fratelli Coen e che presto vedremo nel ruolo di un poliziotto corrotto del New Jersey in Mace, il nuovo film di Jon Amiel.
“Amo molto Matteo Garrone, continua, ma soprattutto Pietro Marcello. Mi sono innamorato di Martin Eden, così ho incontrato Marcello a Roma e abbiamo parlato a lungo di letteratura, della comune passione per Faulkner e anche del fatto che purtroppo non ha ricevuto la candidatura agli Oscar".
Dolorosi, gli ultimi due anni, “non solo per la pandemia e la recente guerra”, precisa. “Ho sbagliato diverse volte anche io negli ultimi anni”, ammette l’attore. Il suo nome è infatti comparso nella deposizione di Amber Heard che ha descritto Johnny Deep furioso per una sua ipotetica relazione con la ex moglie, anticipata, un anno fa, dall’accusa di frode e violenza sessuale a due ex studentesse della scuola di recitazione Studio 4 (con sedi a New York City e Los Angeles, fondate da lui stesso nel 2014), finita con un patteggiamento da due milioni di dollari. “Ammetto che ci sono andato a letto, so che ho sbagliato”, si legge nella sua dichiarazione. Nient’altro da aggiungere. In Sardegna con lui c’è la sua nuova compagna Isabel Pakzad: “un nuovo giorno è sempre possibile”.
Politicamente corretto e panettone