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Non ci resta che leggere
Prima o poi arriverà un film o un regista più interessante di un Nft; nel frattempo si coglie l'occasione per ripassare i film di Douglas Sirk, di cui il festival di Locarno propone la Retrospettiva, a 35 anni dalla sua scomparsa
Non ci resta che leggere. Qualcosa bisogna pur fare. “Elvis” di Baz Luhrmann esce la prossima settimana, “Top Gun: Maverick” lo abbiamo già visto, il mese di luglio non promette granché. Un film con Thor e il suo martello (diretto da Taika Waititi, ma il margine di manovra è ridottissimo). Il solito refrigerante film horror, stavolta arroventato dal sesso. Una storia inglese d’amore e di classe, lentissimo (vanno a letto il signorino e la cameriera). Un action con due killer in fuga. Il solito film italiano che sboccia sotto il solleone, unico nome conosciuto Aldo Baglio (in solitaria).
Da leggere, c’è un libro piuttosto ghiotto mai uscito in italiano, anche se il primo copyright risale agli anni 70. Intitolato “Sirk on Sirk”, firmato da Jon Halliday che aveva intervistato a lungo il grandissimo regista di melodrammi. Nato Detlef Sierk ad Amburgo e partito come tanti dalla Germania nazista per approdare a Hollywood. “Lo specchio della vita” è un titolo azzeccato per l’edizione italiana, uscita dal Saggiatore. Viene da un film del 1959, in originale “Imitation of Life”: la storia di una donna afroamericana con una figlia che riesce a farsi passare per bianca, quindi non vuole aver nulla a che fare con chi l’ha messa al mondo (simile alla trama del film “Due donne - Passing”, lo trovate su Netflix diretto da Rebecca Hall).
L’edizione italiana ha aggiunto al libro uno splendido extra, da tempo fuori commercio. Quando se ne trovava una copia, c’era sempre un amico a cui regalarlo, per umana pietà: sarebbe stato crudele privarlo della sovrumana bravura di Rainer Werner Fassbinder critico di cinema (sono passati 40 anni dalla morte, il 10 giugno 1982). Se invece volete fare un ripasso dei film di Douglas Sirk – ma come mai siete rimasti indietro? I cineclub in tv a notte tarda erano meglio di Netflix? – il festival di Locarno ne propone uno il prossimo agosto, dal 3 al 13.
Fassbinder adorava i film di Sirk: “I più teneri che io conosca”. Lo andò a trovare a Lugano. Parlarono di “Secondo amore”, così riassunto dal regista di “Le lacrime amare di Petra von Kant” (di recente lo hanno rifatto in teatro, al maschile, mentre era una storia di solitudine lesbica): “Jane Wyman è una ricca vedova, Rock Hudson cura le sue piante. Nel giardino di Jane cresce quell’albero che fiorisce solo dove esiste l’amore”.
I figli di lei sono contrari alla liaison con il giardiniere, fustacchione ma parecchio primitivo. Nella cittadina si spettegola. E’ Natale, i figli le regalano un televisore per compagnia. Commento di Fassbinder: “Si capisce allora come va il mondo” (il televisore infiocchettato in effetti spezza il cuore). Incrociamo le dita, prima o poi arriverà qualche altro film o regista più interessate di un Nft.
Politicamente corretto e panettone