venezia 2022
Oliver Stone: "Il mio documentario è un invito a non avere paura del nucleare"
Il regista americano ha presentato a Venezia il suo nuovo lavoro, Nuclear. "Questo tipo di energia è l'unica soluzione realistica alla crisi che stiamo vivendo. Basta con la confusione: rappresenta il futuro"
Venezia. L’inondazione in Pakistan, l’ondata di calore in Europa, la siccità che è peggiorata enormemente negli ultimi cinquecento anni, i fiumi che sono quasi a secco, “e molto altro ancora”, aggiunge Oliver Stone. “Siamo pieni di cattive notizie che peggiorano sempre di più” – grida il regista, non dice, dal red carpet della 79esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica – “ma io voglio che il mondo si salvi e che i miei figli e i miei nipoti possano vivere ancora”. “Ci sono tempeste sempre più aggressive – continua - e tutte queste cose che stanno accadendo non sono altro che avvertimenti per noi esseri umani. Il libro da cui ho preso spunto per il mio doc (A Bright Future: How Some Countries Have solved Climate Change and the Rest Can Follow di Joshua S. Goldstein e Staffan A. Qvist, ndr) ha un approccio positivo, perché dice che possiamo fare ancora delle cose e che non siamo soltanto delle vittime”.
Il film che ne ha tratto è Nuclear, poco più di un’ora e mezza in cui va ad esplorare la possibilità che la comunità globale superi la sfida del cambiamento climatico ed acceda a un futuro più roseo attraverso la potenza dell’energia nucleare. “Non penso – aggiunge - che questo film possa danneggiare i leader politici del mondo, anche perché, poi, gli elettori del nucleare ne sanno davvero poco. Nei primi minuti, spieghiamo che c’è una grande confusione tra l’energia nucleare e le armi nucleari. La prima ha degli aspetti positivi e la dobbiamo trasformare in elettricità che è un qualcosa di fondamentale, perché in un futuro non troppo lontano il mondo avrà bisogno di tantissima energia elettrica, molto più di quanta ne abbiamo ora. Inoltre il nucleare dà calore e questo calore può essere usato in modo non tossico”.
Nel doc si sostiene che a metà del XX secolo, mentre le società cominciavano la transizione dai carburanti fossili all’energia nucleare, è iniziata una lunga campagna propagandistica “per spaventare il pubblico”, ampiamente finanziata dagli interessi petroliferi. Questa campagna avrebbe seminato la paura delle radiazioni - anche se così basse da essere innocue – e avrebbe creato solo una grande confusione.
“Ho lavorato a questo progetto per quasi due anni – continua il regista - ed è importante che sappiate quanto questo documentario sia a favore dell'energia nucleare in quanto soluzione realistica alla crisi che stiamo fronteggiando nella produzione di energia pulita per poter continuare a esistere qui sul pianeta Terra”. Un concetto ribadito più o meno in questo modo, qualche settimana fa, anche sul suo profilo ufficiale di Facebook. “La nostra – conclude - è una generazione cresciuta con la paura che il nucleare sia un’arma offensiva e spero davvero che questo film ci aiuti a combattere queste paure, perché l’energia nucleare può servirci e farci progredire. Tutti sanno che tra venti anni, forse cento, il cambiamento climatico sarà ancora più rapido e tanti Paesi stanno cambiando la loro politica dopo aver guardato fuori dalla finestra il cambiamento climatico”, dice citando l’autore del libro.
“L’energia nucleare è l’unica che può essere implementata rapidamente ed è per questo che è così importante, più sicura di carbone, petrolio e gas”. Cosa dire delle sanzioni europee al gas russo? Gli chiediamo. “Per il nucleare non esistono sanzioni”, risponde. “Ci sono tanti prodotti che non sono soggetti alle sanzioni. Io guardo nel lungo termine: sono un ottimista e un idealista. Del resto, lo sono sempre stato e ho guardato finire in passato uno scontro terribile tra Stati Uniti e Russia, ossia la fine della guerra fredda con Gorbaciov. È stato un periodo straordinario di cooperazione nello spazio tra gli Stati Uniti e la Russia che ha funzionato per anni, non parliamo solo di odio tra questi due Paesi, dunque, perché il rapporto ha funzionato per anni e viene e va. La guerra è un passo indietro importante per tutto il mondo. Cosa dobbiamo imparare a fare? Non ho alcun dubbio: a cooperare”.
Politicamente corretto e panettone