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Pazzi film e serie in arrivo. Da "Babylon" a "Call my agent - Italia"

Con Damien Chazelle siamo più o meno in zona: “se non vi piace, allora forse è il cinema che non vi piace”. Poi ci sono “Marcel the Shell with Shoes On” e soprattutto "Cocaine Bear". L'adattamento del fortunato format francese dovrebbe tenerci buoni per un po' sul versante serie

Mariarosa Mancuso

Giovedì della prossima settimana esce “Babylon” di Damien Chazelle. Siamo più o meno in zona: “se non vi piace, allora forse è il cinema che non vi piace”. Padronissimi di rincorrere le chicche (“un’autrice piuttosto chicca”, abbiamo letto una volta in una mail, e deciso che mai più avremmo accettato consigli dalla sciagurata). Ma il cinema nasce come grande spettacolo, con gli elefanti e le ragazze mezze nude e le altalene di velluto rosso. Volerlo sobrio e serio è come leggere le edizioni dei classici ridotti e purgati per la gioventù – quando esistevano giovani lettori.

Venerdì prossimo, su Sky Serie e in streaming su Now, vanno in onda i primi due episodi di “Call my Agent - Italia”. Adattamento, con gli attori del cinema nostrano, del fortunatissimo format di Fanny Herrero “Dix pour cent” – è il titolo originale, corrisponde alla percentuale degli agenti in Francia. Ogni episodio ospitava un attore che si faceva sfottere un po’. Isabelle Huppert, per esempio, girava un paio di film contemporaneamente e si addormentava sul set. Oppure l’attore che non riusciva ad abbandonare la parte. Negli spot che circolano, vediamo Pierfrancesco Favino che ha fatto Che Guevara in un film: ora non si toglie la mimetica, fuma sigari e dice “Hasta la victoria siempre” anche quando deve consegnare un premio. 

Siamo a posto per un po’, tenendo conto che i sei episodi della serie verranno diffusi a due a due, il venerdì sera. “No more binge watching”, non usa più. Si guarda, magari in gruppo, e se ne chiacchiera fino alla settimana successiva. Sono i sogni dei produttori, ma potrebbe succedere: alla fine i buffet tutto compreso appesantiscono la mente, oltre al girovita.

Bisogna avere qualcosa d’altro in cui sperare, andiamo a cercarla su Empire, numero di febbraio (sì, febbraio, è un mensile che si porta avanti). Dedicato agli attori. In copertina, Nicholas Cage e la promessa di trascorrere un giorno nella sua pazza casa di Las Vegas. Teste miniaturizzate, crani, dente di narvalo dalle proprietà magiche (il servizio fotografico è intitolato “The Shaman”, è mancato il coraggio di leggere altro).

I film più pazzi sono “Marcel the Shell with Shoes On” di Dean Fleischer-Camp e Jenny Slate: finto documentario su una conchiglia con un occhio (parrebbe maschio, dal nome) e – sembra – un paio di calzini a righe. Si aggira per il mondo, ed eravamo curiosissimi finché abbiamo letto i paragoni con il Piccolo Principe di Saint-Exupéry. Abbiamo deciso di deviare le nostre speranze su “Cocaine Bear” di Elizabeth Banks. “Cocainorso” sarà il titolo italiano. Pare sia una storia vera, accaduta in Georgia nel 1985. Un orso trovò nei boschi parecchia cocaina – valore 14 milioni di dollari – e se la pappò. Quello vero morì. Qui, dice la regista, vivrà tra i Coen e Tarantino.

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