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Da Clint Eastwood a Mel Brooks. Evviva i novantenni
Il Biondo di Sergio Leone è alle prese con una nuova pellicola mentre il regista di "Mezzogiorno e mezzo di fuoco", ancora isolato per proteggersi dal Covid, vorrebbe insegnare alle nuove generazioni come si fanno le battute su Hitler.
Clint Eastwood ha avviato la produzione del suo prossimo film “Juror #2”. Un legal thriller. Almeno non dovrà cavalcare, pensa chi come noi ha molto amato “Cry Macho” (“Macho” era il nome di un gallo da combattimento, non pensate sempre male). Quando l’attore stava per montare a cavallo un po’ tremavamo, ce la farà? Nel nuovo film saremo in tribunale, tra i giurati che assistono al dibattimento e si riuniscono per deliberare, scene pericolose non ce ne dovrebbero essere. Le giravolte sono morali: il giurato numero 2 sa di essere responsabile dell’incidente al centro del processo. Non ha però il coraggio di rivelarsi, e nella sua posizione potrebbe manipolare i colleghi. Clint Eastwood compirà 93 anni il 31 maggio.
Mel Brooks ne farà 97 a giugno. Una foto sul New York Times lo ritrae bello e allegro a mangiarsi l’uovo alla coque per colazione, nella sua casa di Santa Monica (faceva bene suo figlio Max, nello spot anti Covid, a tenerlo riguardato dietro la vetrata del salotto). Illustra l’intervista che Maureen Dowd gli ha fatto un mesetto fa. Mr Brooks – via Zoom perché del Covid ha ancora paura, fuori casa tanta gente lo vuole abbracciare – sostiene che le battute sulle scorregge sono il sale della comicità. Non solo nel bivacco di “Mezzogiorno e mezzo di fuoco” quando i cowboy pasteggiano a fagioli e rumoreggiano. Dappertutto. Sostiene che “aggiungono alla commedia un je ne sais quoi (in francese nel testo): un tocco sofisticato per la gente intelligente che aiuta a tener vivo lo spettacolo”.
Il gusto di Mel Brooks per la commedia vera – quella che fa ridere fino a star male, prendiamo a esempio “Per favore non toccate le vecchiette” – non è cambiato. Anzi, vorrebbe insegnare alle nuove generazioni come si fanno le battute su Hitler. Non vuole che il musical “Springtime for Hitler” resti uno dei rari esempi, con “Vogliamo vivere!” di Ernst Lubitsch. Lui comunque si è portato avanti. In “La pazza storia del mondo 2” ha voluto il numero “Hitler on Ice” (sulla piattaforma Hulu, è l’occasione per l’intervista: neanche il New York Times ha sempre Mel Brooks in pagina).
Melvin Kaminski era figlio di immigrati, madre ucraina e padre tedesco morto quando lui aveva due anni. Erano così spiantati che avevano soldi solo per il cavadenti, non per il dentista. Il giovanotto a 17 anni si arruolò per combattere i nazisti (e l’antisemitismo dei commilitoni). Uno spettatore a Chicago lo rimproverò per il dittatore ballerino e canterino e la svastica sulle giarrettiere del corpo di ballo: “Come osi ridere su Hitler, io ho rischiato la vita nella Seconda guerra mondiale e tu fai lo scemo sul palcoscenico?”. Pronta la risposta: “Anch’io ho combattuto contro i nazisti, ma non mi sembra di averti visto”.