La settima arte
Occhi impastati, caffè in mano, muffin a metà: com'è bello il cinema al mattino
Prima il film, poi il lavoro. Jeff Oloizia ci racconta com'è rialzarsi al The End di ottimo umore, pronti per affrontare la giornata
Succede. Raramente, ma succede. Di sottoscrivere fino alle virgole un articolo o una pagina di libro – la versione adulta delle sottolineature giovanili. Per questo abbiamo sempre considerato una sfacciata curiosità, con intollerabile violazione della privacy, estrarre un libro da uno scaffale – il nostro, gli altri pensino ai loro – e piluccare tra le sottolineature. Di solito capita con Vladimir Nabokov o Martin Amis – il suo ultimo libro “La storia da dentro” offre provvidenziali utensili per liberarsi di molti titoli in circolazione che ambiscono allo Strega. Nulla è più noioso delle letture noiose, il russo e l’americano se ne tengono ben lontani.
Capita anche con nomi che fino a un attimo fa erano ignoti, e dopo un brevissimo giro su internet si rivelano un po’ meno tali. Jeff Oloizia aveva iniziato nel 2013 – New York Times, supplemento Style – la serie The Writer’s Room. Scrittori fotografati nel loro habitat: cucina o studio in soffitta, libri in ordine come soldatini negli scaffali, o sparsi per terra, pupazzetti votivi, palline antistress o tappetino yoga che basta guardarlo e vale come mezzo stretching. La passione è scoppiata con l’articolo sull’Atlantic: “Movies Are Best Before Noon”. Prima per passione e poi per lavoro, abbiamo sempre apprezzato sopra ogni cosa il cinema di pomeriggio – pur avendo amici che concepivano il cinema solo quando era buio. Quando poi il cinema di pomeriggio è diventato cinema di mattina, per via delle anteprime che iniziano alle 10 e mezzo, e dei festival che mettono la prima proiezione mattutina alle 8 e mezzo, è arrivata la felicità. E del resto dalla natìa Svizzera avevamo scelto Milano per studiare filosofia dopo aver saputo che esistevano cinema aperti il mattino.
Anche la passione di Jeff Oloizia è nata con le proiezioni mattutine per i giornalisti, si occupava di entertainment. Arrivava con gli occhi impastati, il caffè in mano, il muffin a metà e si confondeva con la poltrona. Rialzandosi al The End di ottimo umore, pronto per affrontare la giornata. Funziona esattamente così: ed è per questo che i film brutti deprimono. Sono stati inventati per allietare la vita, non per peggiorarla – anche quando sono tristi, ovvio: è la mediocrità che non si perdona, chi va al cinema in dosi non omeopatiche l’ha sperimentato. Sì, è sempre più difficile trovare pane per i nostri denti. No, non dobbiamo abbandonare la speranza.
Prima il film, poi il lavoro – il contrario di quel che suggeriscono i manuali, o le app, che vorrebbero sfruttare ogni minuto, senza lasciare nulla al giorno seguente – non sarà il tempo perso che ci fa umani? ChatGPT può sfornare pesudo-romanzi a ritmo continuo, ma nessuno li legge. Dieci anni dopo, Jeff Oloizia ha ancora una passione per le proiezioni del mattino (e per fortuna sua abita dove è facile trovarle). Riferisce che gli spettatori sono in genere solitari e rilassati. Si godono lo spazio tra pubblico e privato, “al riparo dal vasto mondo pur facendone parte”. Di mattina i popcorn sono più burrosi, il velluto delle poltrone più scarlatto – il nostro si commuove perfino per le lucette che segnalano le scale.
Netflix va bene la sera, allevia lo stress e predispone al sonno. Tanto il contatore che fa la classifica dei titoli più visti scatta dopo pochi minuti davanti allo schermo. Chissà quanti titoli compatibili ha suggerito l’algoritmo, in base a cose viste nel dormiveglia. Per essere ancora più convincente, Oloizia cita il filosofo Stanley Cavell, studente di composizione alla Julliard negli anni 40. Andava al cinema di giorno appena poteva: “I ricordi si mischiano con la vita”.
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