Dietro al successo Barbie, una noiosa predica pol. corr.
La recensione del film di Greta Gerwig, con Margot Robbie, Ryan Gosling, Dua Lipa, America Ferrera, Kate McKinnon
Barbie viene cacciata dal suo paradiso. Pop, musicale e festaiolo, ma ci sono anche le Barbie premio Nobel e le Barbie Presidente. In tutti i toni dal rosa confetto al fucsia, con i piedini arcuati, ideali per i tacchi alti. Finché una mattina il latte (immaginario) per la colazione inacidisce, e i piedi sono piatti. Orrore e disperazione, per una gigantessa scesa dal cielo in costume da bagno a righe, occhiali da sole e ciabattine bianche con il tacco. Le bambine che giocano con i bambolotti subito li massacrano a pietrate lanciandoli in aria come nel film di Kubrick “2001: Odissea nello spazio”. Umiliata, Barbie basic va a consulto da Barbie Stramba, che nella vita ne ha passate troppe (si sa come fanno le bambine: capelli tagliati brutalmente, trucco con i pennarelli rossi, eterna spaccata perché il meccanismo si è rotto). Diagnosi: c’è una bambina triste che ti pensa. Bisogna andare nel mondo reale, che le Barbie immaginano uguale al loro: un paradiso dove le donne sanno fare (e fanno) tutto e i maschi sono d’accompagnamento. Cocente delusione: le donne non dirigono neppure alla Mattel che fabbrica le Barbie. Ken scopre il “patriarcato”, e spiega agli altri Ken che nel mondo reale gli uomini comandano. E organizza la rivincita. Ci saremmo aspettati una battaglia a colpi di rossetto, tacchi a spillo, spruzzate di profumo. E invece no. Arriva una noiosa predica dal vangelo secondo Barbie (e Greta): le donne sanno fare tutto.
Effetto nostalgia