la festa
Con George Clooney e Amal Alamuddin, Diane von Fürstenberg accende su di sé le luci di Venezia
C’è il Lido, dove è in corso l’80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, e poi c’è l’Isola di San Giorgio Maggiore con la Fondazione Giorgio Cini che ospita gli Awards della stilista. Il racconto della serata
Venezia. C’è il Lido, dove è in corso l’80esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, e poi c’è l’Isola di San Giorgio Maggiore. C’è il Palazzo del Cinema in stile Razionalista con il red carpet nel primo e c’è la Fondazione Giorgio Cini con il suo scrigno di tesori letterari, artistici, musicali e archivistici nella seconda. Li separa o li unisce – fate voi – l’acqua, che in questi giorni, complice una pioggia torrenziale, è stata molto alta. Ma se è vero che dopo ogni fulmine c’è il sereno, a portarlo e a far cambiare il corso delle cose ci ha pensato la designer Diane von Fürstenberg. L’altra sera, l’ideatrice del wrap dress – l’abito a portafoglio che ha contribuito a rivoluzionare la moda nei primi anni Settanta – è riuscita nell’incredibile: spostare le forti luci di un festival privo di star hollywoodiane per via dello sciopero e proiettarle tutte su di sé e i suoi ospiti ai Diane von Fürstenberg Awards. Sono 14 anni che organizza "un premio delle donne alle donne", come lo definì tempo addietro durante una colazione sulla sua splendida barca a vela ancorata alle Zattere. Ma se lo scorso anno ha fatto parlare di sé ospitando Hillary Clinton e la scrittrice femminista Chimamanda Ngozi Adichie, quest’anno ha puntato di più sul pop, premiando Amal Alamuddin Clooney. L’avvocata più famosa d’America ce la siamo ritrovata a Venezia nello stesso momento in cui Adam Driver e Patrick Dempsey la facevano da protagonisti con Ferrari di Michael Mann al Lido. La competizione a colpi di flash non ha potuto reggere, anche perché lo speech di Driver è stato quasi tutto un attacco ad Amazon e Netflix che non negoziano con il sindacato degli attori sui compensi. Potete immaginare la noia.
Diane con Amal ha fatto invece centro, anche perché si è portata dietro George Clooney, che pur non avendo nessun film da presentare alla Mostra ha fatto parlare di sé molto di più che se ci fosse stato. Il photo call lo abbiamo trovato anche alla Fondazione Cini ma senza tappeto rosso. "Ciao, sono George e lei è mia moglie", ha recitato – pardon – ha detto lui, e non soltanto a noi, come se non lo sapessimo.
La giornalista Maria Ressa, vincitrice del Nobel Peace Prize, ha premiato Amal, ma prima, in una gag-verità, ha invitato tutti "a non aprire mai una sua mail durante le feste, perché sono solo scocciature". Ha detto: "Mi è capitato di riceverne una a Natale e ho pensato: che carina Amal, si è ricordata di farmi gli auguri, e invece no, erano cose di lavoro che stava facendo per me". Na’ stronza, abbiamo pensato tutti. e invece no, perché lo ha detto come solo un americano (o un piemontese) riesce a fare in certe circostanze: con una falsità tale che uno finisce col credere all’esatto contrario.
Da “odiala Amal” ad “amala” è stato quindi un attimo. Lo abbiamo fatto anche noi, soprattutto dopo aver ascoltato il suo discorso "per le donne che illuminano il mondo che sono tante in questa sala" (sbadiglio nostro, non suo) e poi l’immancabile "momento Harmony", dedicato proprio a George Clooney seduto in prima fila, rischiando quasi di rubargli il mestiere. La sexy e pensante avvocata che si batte da anni per difendere le vittime di abusi e per la salvaguardia dei diritti umani in tutto il mondo, ha tenuto un mieloso discorso rivolgendosi a lui. Un’attrice nata. "Sono qui con te dove tutto è iniziato, dove nove anni fa ci siamo sposati… L’unica cosa che voglio dirti, amore mio, è che tu, come questa città, mi togli il fiato". Son seguiti applausi e non è servito neanche che qualcuno dicesse “baciooo”, perché lei è scesa dal palco e come in ogni copione di un film d’amore di serie C, l’ha baciato. Che emozione! Meno male che a riportare tutto un po’ in caciara, dalla platea, ci ha pensato Emma Thompson, tra fischi e grida. La simpatia non le manca, ma grazie a un cocktail preso insieme poco prima (o erano due?) lo è stata ancora di più.
Prima di loro sono state premiate anche Amina J. Mohammed, vicesegretario delle Nazioni Unite, Helena Gualinga impegnata da sempre nella difesa dell'ambiente e dei diritti umani, l'esperta mondiale delle implicazioni dell'intelligenza artificiale Dr. Joy Buolamwini e l'attrice e attivista Lilly Singh, ma a quel punto la serata ha già preso il suo corso. "Mia madre mi ha insegnato che nei momenti bui bisogna cercare la luce", ci ha detto sempre la Fürstenberg, riferendosi alle donne.
Tra il Salone degli Arazzi – che ogni anno, a gennaio, ospita la Scuola per Librai Umberto ed Elisabetta Mauri – e il giardino, a stento siamo riusciti ad arrivare al buffet, preso d’assalto da tutti. Tranne che da Alain Elkann che è andato via subito (cenare in piedi accalcati sarà troppo da Lanzichenecchi?). Abbiamo parlato però con Rita Ora nella zona vegana, dove abbiamo trovato anche Edward Enninful, direttore di Vogue Uk, prima di imbatterci nelle isterie di un ufficio stampa senza argomenti più noioso di Clooney. Con Luca De Michelis ed Emanuela Bassetti, patron della Marsilio, siamo scappati a Ca’ Giustinian: altro giro, altro party (di Cartier) con Luca Guadagnino, Claudia Gerini e una splendida Isabelle Huppert. A mezzanotte però eravamo già a casa e – pensate – senza perdere nemmeno una scarpetta.
Politicamente corretto e panettone