Il colloquio
Woody Allen: "Sono un regista fortunato. La morte? L'unica cosa che si può fare è distrarsi"
Il regista americano sbarca a Venezia per presentare il suo cinquantesimo film, Coupe de Chance, ambientato a Parigi: "Da giovane i film che mi piacevano di più erano quelli francesi e italiani. La Laguna? Uno dei posti che amo di più al mondo"
Venezia. Incontriamo dal vivo Woody Allen qui al Lido, dove mancava da ben 16 anni, e l’immagine che ci da’ è quella di un anziano signore che tutto avrebbe voluto, tranne che essere qui, in pasto alla stampa mondiale - che segue l’80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica - più interessata alla sua vita privata, agli scandali, alle accuse vere o presunte che al suo nuovo film. E invece ci sbagliamo su tutta la linea, perché quella sua postura curva e quel suo tenere la testa sempre bassa - se non per guardare di tanto in tanto il suo interlocutore o per sistemarsi i suoi inconfondibili occhiali dalla montatura nera – è una timidezza mista a discrezione.
"Sono sempre stato molto fortunato – precisa – ho avuto una due genitori che mi amavano, ho avuto e ho degli ottimi amici e un matrimonio meraviglioso (con Soon-yi, la figlia adottiva della sua ex compagna Mia Farrow, sposata in gran segreto nel 1997 proprio qui a Venezia con Massimo Cacciari sindaco, ndr) e in 88 anni non sono mai finito in ospedale. Quando ho iniziato a girare film, tutti hanno enfatizzato quello che facevo e sono stati sempre molto generosi, anche quando mi hanno criticato. Sono stato un regista fortunato, quindi, e spero che queste lodi continueranno anche in futuro. Del resto, è appena pomeriggio ma chissà".
E poi ride. Sulla fortuna erano incentrati anche altri suoi film – Match Point in primis – e lo è anche Coup de Chance, la sua cinquantesima pellicola presentata Fuori Concorso e in anteprima mondiale qui in laguna, accolta con lunghi applausi e standing ovation. Come aveva già fatto per Tutti dicono I Love you e Midnight in Paris, Allen torna a Parigi, "uno dei posti che amo di più al mondo insieme a Venezia e a New York".
"Da giovane, i film che mi colpivano più di tutti erano quelli francesi e italiani e noi che cercavamo di fare cinema, avevamo il desiderio di realizzare dei film come gli europei. Crescendo, ho cercato di farli per tutta la mia vita da cineasta, volevo unirmi a quel gruppo di registi composto da Truffaut, Godard, Renoir e a tanti altri ancora che considero i miei maestri con le loro tematiche, problematiche, cultura e bellezza. Spero di esserci riuscito, ma in ogni caso mi considero un regista europeo genuino". "Amo la Francia – aggiunge – anche se non parlo francese ma poco importa, perché sul set c’erano tanti americani o gente che parlava inglese, e quando non capivo qualcosa la mia assistente mi traduceva".
Colpo di fortuna - questo il titolo in italiano - si avvale di attori francesi di talento non troppo conosciuti, e racconta una giovane coppia innamorata che vive in un meraviglioso appartamento a Parigi. Il marito (Melvil Poupaud), un uomo d’affari che rende i ricchi ancora più ricchi, e sua moglie (Lou de Laage) che lavora in una casa d’asta. Tutto bene fino a quando lei incontra per caso un ex compagno di liceo (Niels Schneider), scrittore in cerca di fortuna che la aspettava da tutta la vita, per il quale lei inaspettatamente perde la testa. Il marito è generoso, premuroso, possessivo e terribilmente noioso. L’amante, no e ha quel “qualcosa” in più che fa la differenza. Woody Allen ci ricorda che l’adulterio, l’intrigo e l’assassinio funzionano "non solo in Renoir, dal teatro greco. Il mio è un thriller romantico, una storia eccitante, drammatica e molto sinistra sull’immensità del caso".
Quattro Oscar, 24 candidature, nel mezzo capolavori come Manhattan, Io e Annie, Interiors, Blue Jasmine e il già citato Match Point su cui, come in quest’ultimo, rifletteva anche sulla morte. La commedia e l’umorismo sono una ricetta contro la morte? Gli chiediamo prima di salutarci. Il tempo al Festival di Venezia corre più velocemente e quello trascorso con lui è troppo poco. "Non c’è nulla che si possa fare contro la morte: è una brutta cosa che esiste e che dobbiamo temere. Non possiamo lottare contro di essa e non bisogna pensarci troppo, sono le uniche cose che che possiamo fare, non c’è via di fuga, ma dobbiamo distrarci, questo si: non è meraviglioso?".