Il film
Ridley Scott, 85 anni, e il film necessario dopo “I duellanti” di inizio carriera: Napoleone
Il regista dedica un film a Bonaparte, personaggio che sfuggì a Stanley Kubrick. La pellicola con Joaquin Phoenix, nato per questo ruolo, in sala in Italia dal 22 novembre
Dopo aver girato all’inizio della sua carriera “I duellanti” – Keith Carradine e Harvey Keitel, un primo duello finito pari e poi si sfidano ogni volta che si incontrano – poteva Ridley Scott rinunciare a un film su Napoleone? Il duello continuamente interrotto, per vari accidenti, segue il condottiero e la Grande Armée, nella ritirata di Russia e all’isola d’Elba. Bisognava allargare il quadro attorno agli ussari duellanti – e umorali: quando uno vorrebbe smettere l’altro lo richiama al dovere. Dedicare un film a Napoleone Bonaparte, personaggio che sfuggì a Stanley Kubrick a dispetto di un lavoro certosino. Ridley Scott, 85 anni superattivi, si è a lungo interrogato: “Non potremmo cominciare con le emorroidi, di cui l’imperatore soffriva, e che contribuirono al fallimento della campagna di Russia?”. Lo ricorda in tutte le interviste, come se volesse tornare indietro e cominciare il film con una gag (approvata dagli storici, peraltro) che mostra l’uomo con il tricorno sofferente a cavallo?
Sotto il tricorno c’è la faccia di Joaquin Phoenix, che sembra nato per la parte. Non avremo altri Napoleoni all’infuori di lui – anche se bisogna ammettere che Patrice Chéreau, scelto come imperatore nel 1985 dal regista alessandrino Youssef Chahine, non era niente male. Era curioso anche l’effetto guardaroba: i soldati con gli abiti d’epoca, gli egiziani poveri vestiti di stracci. Josephine è Vanessa Kirby – le età non combaciano, ma Scott risponde gli storici pedanti: “Fatevi una vita vostra”.
“Non mi sento affatto vecchio”, risponde a chi gli fa notare gli 85 anni. “Mi sveglio la mattina e dico: ‘Che bello, un altro giorno di stress’”. Fa notare che mentre Martin Scorsese ha girato “Killers of The Flowers Moon” lui di film ne ha fatti almeno un paio, diversi come “House of Gucci” e “The Last Duel”. Ha imparato dalla pubblicità: bisogna essere precisi, e saper raccontare una storia nel poco tempo a disposizione.
Uno dei suoi spot, girato nel 1973 per il pane a cassetta Hovis, è ancora il più amato in Inghilterra. Sir Ridley Scott aveva fatto recitare il fratello Tony (anche lui regista, morto nel 2012, dopo il primo “Top Gun”, super-lancio per Tom Cruise e “Nemico pubblico”). Il pane consegnato fresco di forno, poi “I duellanti”, come terzo aveva in mente un altro piccolo film d’autore: “Tristano e Isotta”. Ma era uscito “Star Wars”, a indicargli la via. Lo aveva visto con un pubblico vociante da concerto rock. Cadde in depressione per un mese, poi qualcuno gli mandò il copione di “Alien”: “Questi sono i film che voglio fare”.
Kubrick più avanti nella carriera vorrà fare il suo “Napoleone”, raccogliendo armadi di libri e documenti che non portarono a nulla. Quando incontrò Ridley Scott, volle sapere com’era riuscito a far spuntare la creatura (simile e un’ aragosta, dal petto dell’attore). Fecero un pensierino su Napoleone anche l’americano Steven Spielberg e l’australiano Baz Luhrmann, senza profitto. Ci riuscì invece il pioniere Abel Gance, con il suo “Napoléon”, proiettato il 7 aprile 1927 all’Opéra di Parigi, con musiche di Arthur Honegger. Leggenda vuole che fu questo a ispirare Stanley Kubrik.
“Napoleone” uscirà nelle sale italiane il 22 novembre, durata due ore e mezzo. La versione di tre ore e mezzo andrà in streaming su Apple tv+. Combinazione ideale, secondo il regista. Perfetta per una birra o altre necessità, basta mettere in pausa (senza disturbare tanto i vicini di divano) – al limite non tornare più, rifugiarsi nella propria cameretta a leggere Kant. Ci sono sempre quelle due o tre pagine che sfuggono, meglio ripassare.
Politicamente corretto e panettone