la polemica
Alla fine, niente è peggio di un film storicamente corretto ma noioso
Il film "Napoleon" di Ridley Scott è sbagliato nella ricostruzione storica? Pazienza, c'è di peggio
"Hai appena cambiato il corso della mia vita, Napoleone”. La fanciulla è tutta un brivido, fissa il giovanotto che non porta ancora il bicorno, ma ha appena vinto la sua prima battaglia. Monthy Python? Un numero comico sulla vita del condottiero che “davanti a lui tremava tutta Europa”? Una vignetta della rivista Mad che seppelliva sotto una risata i film di successo? La dimostrazione che i grandi attori possono fare tutto? A teatro forse: al cinema un cinquantenne stenta a dimostrare 25 anni, a dispetto delle luci e del trucco. Il “Napoleon” di Ridley Scott è stato così duramente criticato che perfino l’altezza dell’attore Joaquin Phoenix passa in secondo piano. La realtà resta fuori portata, a dispetto degli eroici sforzi fatti dai registi per imporre la propria visione. Sullo schermo, i quadri di Jacques-Louis David riportati alla vita – e alla battaglia: le scene meglio riuscite. Il regista ha fatto parecchio allenamento, e con storyboard precisamente tracciati (un esercizio di matematica, prima che artistico) riprendeva i campi di battaglia e le truppe in movimento usando una decina di macchine da presa.
Le reazioni al “Napoleon” (giovedì nei cinema, quasi tre ore; la versione di quattro ore andrà su Apple TV) vanno dai risolini (soffocati durante le anteprime) a pesanti obiezioni. Intendiamoci, non c’è personaggio storico – né letterario – che per arrivare sullo schermo non venga sottoposto a varie licenze. Maria Antonietta non salì al patibolo con una cascata di riccioli biondi, e pare che Napoleone proprio non fosse presente allo storico avvenimento. Primo litigio di Ridley Scott con gli storici, invitati “a farsi una vita”. Lui non era presente alla ghigliottina, ma non c’erano neppure loro. I critici sono andati giù pesanti. David Klion sul New Republic ha fatto notare che il codice napoleonico ha fatto da modello a svariati codici civili europei, e che si deve a Napoleone l’emancipazione degli ebrei. Davvero importa se l’imperatore a letto era scarsissimo? Importa a Ridley Scott, che come intervalli da una battaglia e l’altra – sei filmate su sessantuno combattute – mette i siparietti con Joséphine De Beauharnais (l’attrice è Vanessa Kirby).
Per cominciare, la futura imperatrice mostra a Napoleone quel che sarà per lui l’oscuro oggetto del desiderio, di cui sembra del tutto ignaro. Su le gonne, le sottogonne, e i vari altri strati (sulla mutande non possiamo giurare, erano un’invenzione recente). Non sappiamo esattamente quando il critico David Klion abbia perso la pazienza, ma il suo articolo si chiude così: “Un ritratto di Napoleone così poco riguardoso che sui titoli di coda mi aspettato di sentire ‘Waterloo’ degli Abba”.
Entusiasta senza riserve solo Peter Bradshaw, il critico del Guardian. Paragona la coppia Napoleone-Joséphine a Richard Burton e Elizabeth Taylor, lasciando chi legge nella confusione: quale coppia deve prenderlo per un complimento? Per il critico, il Napoleone di Joaquin Phoenix “è l’astuto giovanotto che viene dalla Corsica, intelligente e capace di sfruttare le debolezze altrui”. Quel che Ridley Scott pensa di se stesso, secondo il titolo del New Yorker: “Ridley Scott e il complesso di Napoleone”. Dirige i film, anche, con piglio militare. Il regista è arrabbiatissimo con i francesi. Un articolo su Variety dice: “Ai francesi il mio Napoleone non è piaciuto? Ma è gente che non piace neppure a se stessa”. “Niente è peggio di un film storicamente corretto ma noioso” dicevano a Hollywood. E allora concediamoci una battaglia sotto le Piramidi. Il Figaro è drastico e conciso: “Barbie e Ken sotto l’Impero”. Impeccabili i vestitini d’epoca.