Un colpo di fortuna - Coup de chance
La recensione del film di Woody Allen, con Sara Martins, Lou de Laâge, Melvil Poupaud, Elsa Zylberstein
Grandissimo Woody, fedele ai suoi girotondi amorosi. A Parigi, dove i caffè e le panchine dei parco sono fatte per corteggiarsi (nei caffè qualche proprietario ha vietato i computer, che in effetti sono la morte del flirt). Un giorno d’autunno, Fanny e Jean escono dal loro bell’appartamento parigino – e hanno l’aria di poterselo permettere, a contrario di quel che accade nei film italiani. Giovani. Eleganti. Diretti ai rispettivi lavori. Finché Fanny inciampa nel suo destino: un bel giovanotto suo compagno di liceo americano, spiantato, e come spesso succede smanioso di fare lo scrittore. Ha un manoscritto, vorrebbe tanto che lei lo leggesse. Anche lei vorrebbe tanto leggerlo, fa parte della categoria: “preliminari”. Ma ha un marito ricco, che ogni giorno diventa più ricco insegnando ai ricchi a fare più soldi. Fanny non vuol saperlo, ma certo è brava a spenderli in vestiti. Se sei abituata alle cameriere e ai grandi ristoranti, una baguette da dividere al parco è tanto romantica. Il marito ricco è anche geloso, protegge il suo capitale umano – si dice che nel suo passato ci sia qualcosa di poco chiaro. Meglio non dire altro. Quando un bravo regista di 88 anni ha ancora la grazia di costruire una storia per farci divertire, rovinare il gioco sarebbe criminale. Rischiamo di finire come la bionda di “Pallottole su Broadway”: “non permetterò a quell’idiota di rovinare le mie battute”, dice il gangster, e mira alla bionda, stecchita.
Effetto nostalgia