Fermi tutti!
Pure Alfred Hitchcock, il più bravo di tutti, si è sbagliato
Pierre Bayard, scrittore e accademico britannico, ne il suo nuovo libro si scaglia contro il celebre regista e il suo film "La finestra sul cortile"
Pierre Bayard, ancora lui. E le sue fissazioni, dissimulate in un curriculum da normalista french style: letteratura e psicoanalisi, con Derrida come ciliegina sopra la torta. Per capirci: i ragionamenti che gli anglosassoni bollano come “filosofia continentale” – mentre ovunque dilaga Slavoj Zizek. Pettegolezzo editoriale: anni fa, dopo aver letto l’articolo “Quel che volevate sapere su Lacan e avreste dovuto invece chiedere a Hitchcock”, cercammo di far pubblicare Zizek in italiano (nessuno era interessato, e agli altri libri dello sloveno non siamo interessati noi).
Pierre Bayard è diventato famoso con il volumetto “Come parlare di un libro senza averlo mai letto” (edizione italiana Excelsior 1881). Pratica molto diffusa senza bisogno di istruzioni – anche se alcuni sono più bravi di altri. (Con l’autostima succede lo stesso: tutti ne abbondano, i manuali dovrebbero insegnare la sforbiciata radicale). Ora dedica le sue cure ai libri gialli, improvvisandosi detective. Trova nelle indagini talmente tanti errori che rifà tutto a modo suo. Il colpevole (o la colpevole) è sempre un altro.
Agatha Christie sbaglia in “L’omicidio di Roger Ackroyd”. Uno dei gialli più studiati al mondo infrange una delle regole mai esplicitate ma sempre seguite: chi racconta non è il colpevole (la scrittrice dei cadaveri nelle aiuole del vicariato era più sperimentale di quel che pensavamo). Bayard fa le pulci a Sherlock Holmes nel “Mastino dei Balkerville”.
E adesso – “Gli stolti si avventurano dove i saggi temono di metter piede”, traduzione libera di un verso di Alexander Pope che toglie di mezzo gli inutili angeli – ha messo gli occhi su Alfred Hitchcock. Rullo di tamburi, e titolo “Hitchcock s’est trompé”. E dove si sarebbe sbagliato il regista più bravo del mondo? Ma certo, nel suo film più bello: “La finestra sul cortile”. E cosa ci sarebbe di sbagliato nella “Finestra sul cortile”? L’indagine naturalmente, condotta dal fotografo James Stewart, immobilizzato per un incidente. E dalla sua amica Lisa Carol Fremont – la splendente Grace Kelly, mai tanto bella e fascinosa – che si occupa di moda non solo da indossatrice (nel caso abbiate dubbi sull’intelligenza delle medesime). Aiutanti: l’infermiera Stella e il detective Doyle.
Secondo Pierre Bayard, non è affatto vero che il misterioso Thorwald – l’attore Raymond Burr, 271 episodi dei panni di Perry Mason, l’avvocato che difende solo gli innocenti, finalmente in una parte da assassino – abbia ucciso la moglie e abbia portato via il cadavere nella valigia. Chi farebbe una cosa simile in una torrida giornata sotto gli occhi dei vicini con le finestre spalancate?
Il primo che dice “spoiler”, andrà diretto al campo di rieducazione. Possibile che non abbia mai visto il cortile a Greenwich Village, con Cuori solitari che apparecchia per due anche se non ha mai ospiti? Pierre Bayard concorda in un lungo riepilogo sul cortile e i personaggi che ci abitano. Poi accusa Lisa e Jeff di “delirio a due”. Prima tappa del complottiamo – e anche della narrazione, che via via si arricchiscono di particolari. “Plot” in inglese vale per la trama romanzesca e le trame dei complottisti “non ce lo dicono” (e intanto ti fanno notare la piramide sul dollari americani). Altro che voyeurismo, di Jeff con il teleobiettivo e di noi spettatori.
Nessun omicidio? Nessun colpevole? No, spiega Pierre Bayard. Il cadaverino è sotto gli occhi di tutti. E’ il cane Puppy, che veniva calato in cortile con il cestino. Non sveliamo i colpevoli. Di certo l’allievo Pierre Bayard non ha letto “Rear Window”, il racconto di Cornell Woolrich da cui Hitchcock ha tratto il film.
Effetto nostalgia