in america
Dal libro al film. L'utilità e il diletto di avere un romanzo per copione
Da Nicole Kidman in "Expat" a "It Ends With Us”, della premiata ditta Colleen Hoover. Il sito Lit Hub elenca le pellicole e le serie in uscita nelle prossime settimane, puntellate da opere letterarie a sostegno. Ed è bene che sia così: le idee nascono da altre idee, non dal vuoto pneumatico
La prima garanzia: un libro che un editore ha scelto e si è dato la pena di pubblicare. Sappiamo che il film non sarà “scritto e diretto”, magari da un esordiente che non guarda film (e non legge libri) per timore di farsi influenzare – figuriamoci se ascolta il produttore (che siccome in Italia quasi mai lavora con soldi suoi, lascia perdere). Qui non c’è pericolo, parliamo di film e di serie made in Usa. Un libro di sostegno fa bene a tutti: le idee nascono da altre idee, non dal vuoto pneumatico.
Il sito Lit Hub elenca i film e le serie che verranno, puntellate da romanzi. Di ogni genere: c’è “It Ends With Us”, della premiata ditta Colleen Hoover (CoHo, dopo i milioni di copie vendute, il seguito e le traduzioni in venti lingue). Faranno uscire il film il giorno di San Valentino, per la gioia dei Tictoker – delle Tiktoker – che hanno resuscitato il romance (magari tra un po’ faranno il salto verso il romanzo, mai dire mai). C’è una “Lisa Frankenstein”, scritta da Diablo Cody (“Juno”) e diretta da Zelda Williams. Siamo nel 1989: una fanciulla goth, vestita da dark lady e con gli occhi nerofumo, in una notte buia e tempestosa rianima il cadavere di un leggiadro giovanotto. Sarà vero amore e felicità, anche con qualche brandello di carne avanzata (Luca Guadagnino dovrebbe chiedere una percentuale sugli incassi, pur sapendo che nessuna coppia sarà mai più fascinosa di Zendaya e Timothée Chalamet in “Fino all’osso”).
La seconda stagione di “Feud”, serie antologica di Ryan Murphy (la prima raccontava Bette Davis e Joan Crawford, mentre litigavano sul set di “Che fine ha fatto baby Jane?”) ha per titolo “Capote vs the Swans”. Sono le preghiere esaudite di Truman Capote – il libro si chiama proprio così, “Answered Prayers” e in appoggio c’è uno studio di Laurence Leamer. “Si versano più lacrime per le preghiere esaudite che per quelle respinte”, sosteneva Teresa d’Avila. Truman Capote è un caso di scuola. Per anni aveva pranzato e cenato con le signore del bel mondo newyorkese, raccogliendone le confidenze. Quando decise di metter tutto in un “romanzo” (ma le storie e i personaggi erano perfettamente riconoscibili) suscitò reazioni inviperite, e ci fu un suicidio. Le attrici convocate nel ruolo dei cigni – leggi: lungo collo da Marella Agnelli nel ritratto di Richard Avedon – sono Diane Lane, Naomi Watts, Chloë Sevigny.
Nicole Kidman è una ricca americana a Hong Kong nella miniserie “Expat” di Lulu Wang (era la regista di “The Farevell - Un bugia buona”: la protagonista sta a New York, la nonna Nai Nai sta morendo in un villaggetto cinese, e la famiglia convocata decide di non rivelare all’anziana la verità). Ora siamo nel dramma, con senso di colpa: il figlio di Nicole Kidman si perde nelle stradine affollate, lei si sente responsabile.
Per il micro-genere “film su scrittori che scrivono storie che diventano vere” – come in “Ruby Sparks” con Zoe Kazan e Paul Dano, lui scrive, la ragazza si materializza e lui corregge la pagina “falle le tette più grosse” – abbiamo “Argyle”. Prodotto da Matthew Vaughn, Elle Conway è il nome (o pseudonimo) della scrittrice (forse anche sceneggiatrice) che si trova dentro il suo romanzo di spionaggio e deve schivare le pallottole.
Per l’altro micro-genere “scrittori fuori di testa” abbiamo “Lousy Carter”. Un professore fallito e infantile che sta cercando di finire un film d’animazione su Nabokov (vita e libri, in mancanza di precisazioni). Tiene un seminario sul “Grande Gatsby” e va a letto con la moglie del suo migliore amico. Ha sei mesi di vita. Detto così, deprime. Ma potrebbe essere una black comedy.