Sandra Milo e Federico Fellini - Ansa

La coppia

Sandra e Federico, l'archetipo degli Amanti

Camillo Langone

Ora che sono morti entrambi, sappiamo che impersonavano un archetipo. A cui a dispetto dei tempi, si può sempre attingere 

Bisognava essere Federico Fellini per scrivere questo pezzo e io non sono nemmeno lontanamente Federico Fellini, vi dovrete accontentare. Bisognava conoscerla sessant’anni fa, ai tempi di “8 1/2”, Sandra Milo, mentre io l’ho conosciuta con quarant’anni di ritardo, intervistandola per il Foglio in una villa fuori dal grande raccordo, persa nella ex campagna della Roma ultra sud. Sulle prime mi sembrò piuttosto persa anche lei, poi capii che il governo della pesante famiglia era ancora nelle sue mani (non certo del famoso figlio Ciro) e infine la scoprii perspicace, quando sulla mia copia di “Amanti”, autobiografia erotica, scrisse una dedica molto bella e molto personale.

Si rivelò un’attenta osservatrice quindi il contrario sia di una persona autocentrata (come dovrebbe essere, per statuto, una diva) sia di una svampita (come doveva essere, per statuto, Sandra Milo). Ma erano vent’anni fa e non sessanta, e io non ero Federico Fellini e a quel punto avevo solo fretta di sbrigarmi, stava calando il sole e temevo di non trovare più un tassista disposto ad avventurarsi così fuori città. Me ne andai stringendo fra le mani il piccolo trofeo che ora è sullo scaffale di una libreria a 730 chilometri da qui e dunque no, neanche volendo potrei fotografare la dedica o trascriverla. Posso trascrivere qualche riga di quella remota intervista. 


Ovviamente i passaggi più felliniani e pornografici, i più graditi a noi uomini: “Scompariva per mesi, poi un giorno telefonava: Come sta il tuo bel culo? Stasera passo a prenderti. Invece non passava e neanche chiamava per scusarsi”. E ancora: “Quando la prese nel letto di casa, dove di solito dormiva con la Masina, il gran riminese si eccitò a modo suo: Dimmi che sei mia moglie. Risposta? Gli dissi che ero sua moglie”.Impossibile resistere alla tentazione di ancorare un simile ménage agli anni Sessanta ossia al tempo che precede l’istituzione del divorzio (1970) e l’abolizione della potestà maritale (1975). Bisogna però ricordarsi che lui era Fellini e lei era la Milo: due quintessenze, non due statistiche.

Impossibile resistere alla tentazione di pensare, per contrasto, all’attrice simbolo della presente epoca antierotica: Paola Cortellesi. L’anti Milo. Tutta la sua mimica facciale è un “Come osi?”. E l’agghiacciante successo del suo film conferma che non c’è più un domani, per il maschio italiano. Il quale non può che piangere la morte di Sandra Milo, all’anagrafe Salvatrice Elena Greco e davvero salvatrice, confortatrice di tanti uomini. Perché un uomo che ha posseduto, anche sveltamente, è un uomo salvato: per giorni, settimane, sarà fiero di sé. Nella remota intervista le chiesi anche dei ruggenti anni Ottanta, compulsammo insieme il lungo catalogo, ma adesso non me frega niente dei numerosi mariti, dei non pochi politici: mi interessano solo lei e Federico. Ora che sono morti entrambi sappiamo che impersonavano un archetipo: l’archetipo degli Amanti. A cui, a dispetto dei tempi, si può sempre attingere. Magari telefonando a un’amica: “Come sta il tuo bel culo? Stasera passo a prenderti”. E però passare davvero.
 

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  • Camillo Langone
  • Vive tra Parma e Trani. Scrive sui giornali e pubblica libri: l'ultimo è "La ragazza immortale" (La nave di Teseo).