Una scena del film

Bentornato sesso!

"Povere Creature" riporta al cinema scene disinibite. Ce n'era bisogno

Mariarosa Mancuso

Nel 2024 esiste ancora un film scandaloso. Dicono. Non sul "Gazzettino dei bigotti", ma sul Guardian e sul Times: il sesso, nel film del regista greco Yorgos Lanthimos è liberatorio? O si tratta di ripugnante fantasia maschile? In tempi di woke sicuramente serviva

Leggiamo i seriosi commenti su un capezzolo sfuggito all’abito scollato – “wardrobe malfunction”, disse Justin Timberlake quando strappò un pezzo del corpetto di Janet Jackson al Super Bowl – e ogni volta ci chiediamo: ma con tutto il porno che c’è in giro, perché mai una tetta in libertà crea tanta agitazione? A vedere “Gola profonda”, nel 1972, andò fra tanta bella gente anche Jacqueline Kennedy. Già in “Susanna” si era visto un incidente guardarobiero – diciamo così –  brillantemente risolto da Cary Grant: aveva strappato l’abito da sera di Katharine Hepburn mettendoci un piede sopra, e per difendere il pudore (un delizioso pagliaccetto del 1938) le stava appiccicato. E invece tutto, sempre, ricomincia da capo (ieri, 2 febbraio, era pure il Giorno della marmotta). Nel 2024 esiste ancora un film scandaloso. Dicono. Non sul Gazzettino dei bigotti. Sul Guardian e sul Times, con la stessa questione: il sesso nel film “Povere creature” è liberatorio? O si tratta di ripugnante fantasia maschile?

 

 

Il film di Yorgos Lanthimos racconta la scoperta del mondo da parte di Bella Baxter, una bella fanciulla fabbricata in laboratorio da uno scienziato pazzo – come la creatura di Frankenstein. I dettagli dell’operazione sono già stati fin troppo raccontati, sottraendo allo spettatore uno dei colpi di scena. La creatura scopre il sesso, che lei chiama “furious jumping” (frenetico saltello? non viene in mente altra traduzione). Scopre anche un cetriolo – “piacere portatile” – e si chiede: perché la gente non passa il tempo a sollazzarsi? Curiosità, piacere, e assenza di qualsivoglia freno, morale o di stanchezza. Ne fa le spese il marito Duncan – il primo che le capita, e che sotto sotto pensa di poterla domare. Sarà lei a sfiancare lui, in un viaggio europeo che finisce a Parigi. Bella Baxter molla lo sposo e decide di perfezionare la sua educazione sentimentale in un bordello. Non di prima categoria. Era certo più elegante la casa di appuntamenti dove l’algida Catherine Deneuve passava i pomeriggi di nascosto dal marito, in “Belle de jour” di Luis Buñuel. Abiti accollati, scarpine con la fibbia, mai un capello fuori posto – neanche “dopo” gli incontri.
 

Siamo tornati indietro di 50 anni, quando il sequestro di un film era deciso sulla base del “comune senso del pudore”. Un po’ la wokeness, un po’ il femminismo indirizzato a casaccio – non è possibile che una giornalista come Alice Thomson, che scrive per il Times, sia uscita dal film sconvolta per “il troppo sesso”, e abbia chiuso gli occhi durante una scena. Dopo i tagli chiesti dalla censura britannica il film resta vietato ai minori, che intanto allegramente trovano online qualsiasi cosa. Però bisogna proteggerli da un po’ di sesso al cinema, in un film di visionaria fantasia che rende omaggio alla letteratura vittoriana e a Mary Shelley (tutti sempre dimenticano che all’origine c’è il romanzo di una donna). Bella Baxter è per Emma Stone il ruolo della vita (finora). Invece di inchinarsi alla sua tanta bravura le chiedono se si è sentita sfruttata, a disagio, se c’era sul set un “intimate co-ordinator”. Qualcuno con il compito di coreografare le scene di sesso e chiedere agli attori – e soprattutto alle attrici – se sono a loro agio, se il nudo non è troppo, se il sesso non è gratuito.

 

 

Così sarà considerato arte e non pornografia (di cui esiste una sola definizione precisa: Arte è quel che piace a noi, Pornografia quel che piace agli altri). L’incaricata era Elle McAlpine: avremmo voluto vedere il regista Yorgos Lanthimos mentre le raccontava di aver recitato una lunga e goffa scena di sesso non simulata (con Ariane Labed, ora sua moglie). Lo scrive il Times.       “Povere creature” (dal romanzo del finto vittoriano Alasdair Gray) è un film per spettatori adulti: da tanto non capitava. Era più triste e gratuito il sesso tra Cillian Murphy e Florence Pugh in “Oppenheimer”. Ben vengano, e si moltiplichino, i film allegramente scandalosi. Vuol dire che sono privi di supereroi: fanno morire di noia perché maschi o femmine non si levano mai la tuta.

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