Per brevità chiamati Oscar. L'alfabeto delle statuette 2024
Oppenheimer fa incetta di premi (sette su tredici) tra cui miglior film, miglior attore protagonista e non, e miglior regia. La miglior attrice protagonista è Emma Stone per Povere Creature! e il miglior film straniero è La Zona di Interesse. Tutto quello che c'è da sapere, dalla A alla Z
Rapidità, insperato ritmo e brevità. La cerimonia degli Oscar di quest’anno parte prima – per ragioni plausibilmente di location teatrale – e scorre in scioltezza. Il monologo di apertura di Jimmy Kimmel prende in giro Barbie (“Anche se non vincerete l’Oscar, avete già vinto la lotteria genetica”), ironizza sui film ormai iper-lunghi e si concede qualche stoccata – con moderazione – agli attori favoriti. Nel complesso, un’edizione che ha rispettato i pronostici. Oppenheimer fa incetta di premi con sette statuette (su tredici) tra cui miglior film, miglior attore protagonista e non, e miglior regia (anche Nolan alla fine si è preso il suo Oscar). La miglior attrice protagonista è (un po’ a sorpresa, anche per lei) Emma Stone per Povere Creature! che si aggiudica il secondo Oscar della carriera entrando nel ristretto olimpo delle attrici vincitrici di doppia statuetta entro i trentacinque anni.
Miglior film straniero va a La Zona di Interesse (preferito, tra gli altri, a Io Capitano di Matteo Garrone). La miglior sceneggiatura originale va ad Anatomia di una caduta, quella non originale ad American Fiction (che vanta anche uno dei miglior discorsi di accettazione del premio). Wes Anderson, assente alla serata ma di cui viene evocato il paradigmatico vellutino a coste devi pantaloni, vince il primo Oscar della carriera per miglior cortometraggio con The Wonderful story of Henry Sugar.
A bocca asciutta Scorsese – che comunque negli anni si è tolto le sue soddisfazioni – e ben poche le gioie per Barbie che vince solo come miglior canzone con “What was I made for?” di Billie Eilish. Ma andiamo con ordine e, nel rispetto della brevità di questa annata, che l’ordine sia alfabetico.
A come Anatomia di una Caduta. Rappresenta un caso interessante di questi Oscar poiché, nonostante sia a tutti gli effetti un film straniero, è stato inserito in diverse categorie. Ha vinto come miglior sceneggiatura originale (meritata, un congegno ben oleato ed efficace) ma Justine Triet e Sandra Hüller avranno senza dubbio seconde occasioni per rifarsi.
B come Bella. Nome della protagonista di Povere Creature! interpretata da un’emozionatissima Emma Stone che vince l’Oscar e si rompe il vestito (impercettibilmente). Ruolo grandioso, lei pure.
B come Birkenstock. Lungi dal voler fare pubblicità a calzature che di pubblicità non ne hanno certo bisogno, le ciabatte (iconiche) – o presunte tale – sono l’unico indumento indossato da John Cena che si è materializzato nudo sul palco del Dolby Theatre per presentare il premio ai migliori costumi (rievocando un incidente occorso diversi anni fa sempre durante una premiazione degli Oscar).
C come cane. Più precisamente Messi (nel film Snoop), border collie / cane giuda in Anatomia di una caduta e che ha occupato un posto di primo piano nella platea degli Oscar. Sguardo vispo, qualche applauso e sparute standing ovation – oculate. Quando si dice: un cane ben accetto tra le stelle del cinema.
D come documentario: 20 days in Mariupol vince come miglior documentario e si aggiudica anche il discorso più politico e impegnato della serata, in cui si ricorda il dramma della guerra ucraina. Prima statuetta in assoluto per l’Ucraina e un pensiero che ha ispirato il progetto: “Il cinema crea ricordi, i ricordi creano la storia”.
D come dietro le quinte: scelta registica non delle più nuove ma sempre efficace ovvero quest’anno alcune parti dello show sono state riprese nel corridoio dietro le quinte dove i presentatori e i premiati transitano dopo aver ricevuto i premi. Un modo – basico – per rendere lo show più vario anche se non esente da possibili incidenti diplomatici.
G come grafiche. Spiace dirlo ma dal punto di vista delle grafiche e dell’estetica non è stata una grande cerimonia. Led wall enormi con proiettati i faccioni degli attori, pochi guizzi estetici e tanta – stantia – classicità. Lo show nel suo complesso non ha visto grandi guizzi di spettacolarità e l’occhio è finito per cadere sugli imponenti spartiti elettronici dell’orchestra. Poca roba insomma.
K come Ken. Uno dei momenti più attesi – e briosi – della serata è stata a performance di Ryan Gosling che ha portato in scena “I’m just Ken”, tutto di latex rosa vestito. Balletti, coreografie che fanno il loro, Gosling che scende in platea e fa cantare Margot Robbie e Greta Gerwig. E giù a ridere anche se per poco.
I come In Memoriam. Come ogni anno, anche questi Oscar 2024 hanno visto il momento in ricordo delle personalità del cinema scomparse quest’anno. Ad accompagnare le immagini delle star, la performance dal vivo di Andrea Bocelli insieme a suo figlio Matteo che hanno interpretato “Con te partirò”.
L come look. Parere complessivo: medio. Senza infamia né lode. Qualche tocco di suprema classe c’è sempre – per quest’anno notevole Carey Mulligan in un Balenciaga originale degli anni Cinquanta – nel complesso ni. Uomini meglio, nella classicità (ma si sa c’è minor margine di manovra ergo di errore). Qualche fioccone e paillette di troppo e discutibili momenti kilt. Ma ormai il più è fatto.
P come Politica. Poteva andare peggio a tema discorsi e incursioni politiche e invece, tutto sommato, poca roba. Mark Ruffalo ha manifestato il suo appoggio alla Palestina, il premio al documentario ucraino ha fatto il suo e, nell’assegnare il premio come miglior film straniero per La zona di Interesse, si è parlato del ricordo delle vittime (tutte) del conflitto in Israele. Ah: non è mancata una frecciatina a Trump, comme d’habitude.
S come Simultaneisti. Dopo diversi anni ospite di Sky, la notte degli Oscar di quest’anno è stata trasmessa in diretta su Rai Uno. Ergo pubblico generalista tradizionale (anche se si dubita così nottambulo), ergo necessità di traduzione simultanea. Un plauso quindi doveroso ai simultaneisti che si sono destreggiati nella traduzione di discorsi, più o meno astrusi e sensati, senza perdere il filo.
Qui di seguito, per completezza, un riassuntino dei premi principali.
Miglior film
American Fiction
Anatomia di una caduta
Barbie
The Holdovers
Killers of the Flower Moon
Maestro
Oppenheimer
Past Lives
Povere creature!
La zona d'interesse
Miglior regia
Christopher Nolan — Oppenheimer
Jonathan Glazer — La zona d'interesse
Justine Triet — Anatomia di una caduta
Martin Scorsese — Killers of the Flower Moon
Yorgos Lanthimos — Povere creature!
Miglior attrice
Annette Bening — Nyad
Carey Mulligan — Maestro
Emma Stone — Povere creature!
Lily Gladstone — Killers of the Flower Moon
Sandra Hüller — Anatomia di una caduta
Miglior attore
Bradley Cooper — Maestro
Colman Doming — Rustin
Paul Giamatti — The Holdovers
Cillian Murphy — Oppenheimer
Jeffrey Wright — American Fiction
Miglior film straniero
Io capitano (Italia)
Perfect Days (Giappone)
La società della neve (Spagna)
Das Lehrerzimmer/The Teachers’ Lounge (Germania)
La zona d'interesse (Regno Unito)
Miglior attrice non protagonista
Emily Blunt — Oppenheimer
Danielle Brooks — Il colore viola
America Ferrera – Barbie
Jodie Foster — Nyad
Da’VineJoy Randolph — The Holdovers
Miglior attore non protagonista
Mark Ruffalo — Povere creature!
Robert DeNiro – Killers of the Flower Moon
Robert Downey Jr. — Oppenheimer
Ryan Gosling — Barbie
Sterling K. Brown — American Fiction
Miglior fotografia
El Conde
Killers of the Flower Moon
Maestro
Oppenheimer
Povere creature!
Miglior montaggio
Anatomia di una caduta
The Holdovers
Killers of the Flower Moon
Oppenheimer
Povere creature!
Miglior sonoro
The Creator
Maestro
Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One
Oppenheimer
La zona d'interesse
Migliori costumi
Barbie
Killers of the Flower Moon
Napoleon
Oppenheimer
Povere creature!
Miglior makeup
Golda
Maestro
Oppenheimer
Povere creature!
La società della neve
Migliore colonna sonora
American Fiction
Indiana Jones e il quadrante del destino
Killers of the Flower Moon
Oppenheimer
Povere creature!
Miglior canzone
“It Never Went Away”, American Symphony
“I’m Just Ken”, Barbie
“The Fire Inside”, Flamin' Hot
“Wahzhazhe (A Song for My People)", Killers of the Flower Moon
“What Was I Made For?”, Barbie
Miglior sceneggiatura originale
Anatomia di una caduta
The Holdovers
Maestro
May December
Past Lives
Miglior sceneggiatura non originale
American Fiction — Cord Jefferson
Barbie — Greta Gerwig, Noah Baumbach
Oppenheimer — Christopher Nolan
Povere creature! — Tony McNamara
La zona d'interesse — Jonathan Glazer
Migliori effetti speciali
The Creator
Godzilla: Minus One
Guardians of the Galaxy Vol. 3
Mission: Impossible – Dead Reckoning Part One
Napoleon
Miglior film d'animazione
Il ragazzo e l'airone
Elemental
Nimona
Robot Dreams
Spider-Man: Across the Spider-Verse
Miglior documentario
Bobi Wine: The People’s President
The Eternal Memory
Four Daughters
To Kill a Tiger
20 Days in Mariupol
Miglior cortometraggio documentario
The ABCs of Book Banning
The Barber of Little Rock
Island in Between
The Last Repair Shop
Nai Nai & Wai Po
“Glicked” o “Wickiator”