IF - Gli amici immaginari

Mariarosa Mancuso

La recensione del film di John Krasinski, voci italiane di Pilar fogliati, Ciro Priello, Francesco Venditti, Gianfranco Miranda

“Buoni sentimenti in cerca di una storia” dice un recensore su sito FlickPhilosopher (i critici sono sempre più di quelli che immaginiamo, appartenenti alle più varie scuole). Per il Guardian, “Gli amici immaginari” è un film “così così: fantasia sentimentale per famiglie”. C’è un tocco di Pixar e un tocco di Disney d’altri tempi. Il sito intitolato al grande Rogert Ebert fa la precisa diagnosi “uno sbaglio pieno di buone intenzioni: i bambini non ridono, e gli adulti si annoiano”. In “Inside Out” (film Pixar, ora nel gruppo Disney) la ragazzina Riley ha il suo amico immaginario multicolore, un accenno di proboscide ma il resto dell’elefante non c’è, e piange lacrime zuccherine. Se ne libera quando cresce, perché agli amici immaginari bisogna credere sennò spariscono. Tristissimo è qui il destino della dodicenne Bea, che può vedere gli amici immaginari di chiunque. Stanno in una soffitta, grande e piuttosto lussuosa – l’immaginazione non costa niente – e si struggono quando i “loro” bambini crescono e li abbandonano. Almeno i giocattoli si possono regalare ai bambini poveri. C’è un gigantesco e timido orso viola (nell’originale parla con la voce di Steve Carell): di tutti il meno maneggevole. Era il preferito di Bea, che non ha più la mamma, morta da poco. Un piccolo classico. Quando anche il padre finisce all’ospedale, il gigantesco orso viola si ripresenta, a fare il suo dovere. Consolare, abbracciare, piangere, dare una spintarella quando serve.

Di più su questi argomenti: