pop corn

Una storia nera

Mariarosa Mancuso

La recensione del film di Leonardo D’Agostini, con Laetitia Casta, Andrea Crapanzano, Lea Gavino, Cristina dell’Anna

Lo spettatore fa una gran fatica a immaginare l’elegantissima e perfetta Laetitia Casta come moglie maltrattata. Non è successo una volta, e neanche due: il matrimonio era scandito da crisi di violenza manesca. Fino alla faticosa separazione, con il marito che non si rassegna – c’è l’attenuante dei tre figli, per aver aspettato tanto? E la francese a Roma aveva altre fonti di reddito, o si mette a lavorare quando rimane sola. Non stiamo ironizzando sulla violenza domestica, diciamo che l’attrice, pur brava, non è giusta per il ruolo. Eppure il film punta tutto su di lei, aiutata nell’impresa da Andrea Crapanzano, il figlio. Non stiamo dicendo che queste cose non succedono nelle migliori famiglie. Questa è la vita; il cinema esige dagli interpreti requisiti minimi di credibilità (non conosciamo il romanzo di Antonella Lattanzi, in libreria ci sono troppe donne infelici). I figli crescono, la piccola Alice nel giorno del suo compleanno vorrebbe invitare papà allo spegnimento delle candeline. Tutto va bene, o almeno così sembra. Non fosse che il consorte da quella notte sparisce. La madre comincia a denunciarne la scomparsa dopo la telefonata mattutina, rito che va avanti dal giorno del matrimonio (lei era contraria, naturalmente, alla sposa troppo bella e poi si sa come sono le francesi). E c’era anche l’amante di lui, sotto casa, per controllare l’ora del rientro. Ritrovamento del cadavere, indagini, risvoltino sociologico. 

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