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nuovo cinema mancuso

Bogdanovich e i suoi amati film

Mariarosa Mancuso

La Nave di Teseo ristampa uno dei più meravigliosi libri di cinema mai scritti. L'autore è il regista di “L’ultimo spettacolo” e di “Paper Moon”

È pesante da mettere in valigia. Però vi sarò giunta qualche voce sull’invenzione del kindle, o altri pratici e-book (abbiamo sperimentato davvero solo il kindle: l’emozione di ordinare un romanzo da qualsiasi parte del mondo, anche dove il cellulare non funziona bene, è impagabile). Oppure, se siete di quelli che i libri li vogliono annusare – ma perché poi, mica sono pesci di cui bisogna controllare la freschezza – c’è il metodo dei grandi lettori come Fruttero & Lucentini: tagliare il libro a fette, e portarsi dietro solo quel che si prevede di leggere – ma che tristezza, come gli spaghetti in dosi omeopatiche.

 
La Nave di Teseo ristampa – la prima edizione italiana era del 2010, segnala il risvolto di copertina; la mossa è comunque benemerita – uno dei più meravigliosi libri di cinema mai scritti. Da Peter Bogdanovich, il regista di “L’ultimo spettacolo” e di “Paper Moon”. Molto divertente anche il più recente – ha solo dieci anni – “Tutto può accadere a Broadway”, con Owen Wilson che si portava a letto signorine “bisognose” e dava loro una bella sommetta perché smettessero di esercitare.
     

“Chi diavolo ha fatto quel film?” è il titolo del mattone. Non ne esiste uno più divertente, tranne forse certi romanzi dell’800. Titolo originale: “Who the Devil Made It”. Bogdanovich interroga una quindicina di registi che ammira, su come hanno cominciato a lavorare e su come hanno risolto questa o quella scena. Da Cukor a Hitchcock, da Lumet a Ulmer (il regista che prima di girare “Detour” – il noir più minimalista di sempre – aveva fatto un bella carriera dirigendo film in lingua yiddish – a New York c’erano abbastanza parlanti monolingua da giustificare anche l’esistenza di qualche giornale, e teatro).

 
Le oltre mille pagine del volume (escluse le filmografie e le note del traduttore Roberto Buffagni) si possono leggere con massimo diletto una dopo l’altra. O scegliendo i registi che più vi aggradano. O per un supplemento di indagine, unito a un sostegno per la memoria cedevole, per esempio quando si torna a casa dopo aver visto “L’orribile verità” di Leo McCarey – il cinema Anteo di Milano ha allietato i nostri lunedì sera con un ciclo di strepitose commedie d’epoca scelte per noi da Cesare Petrillo, che le sa a memoria (speriamo in un bis la stagione prossima).
     

Tornati a casa abbiamo letto l’intervista di Bogdanovich a Leo McCarey, purtroppo già malato. L’uomo aveva accoppiato Stan Laurel con Oliver Hardy. E ha diretto una delle più strepitose screwball comedy di sempre, datata 1937. Il film che lanciò Cary Grant: una storia di corna con “remarriage” alla fine, né lui né la moglie Irene Donne trovano qualcuno all’altezza. Prima, furiosi, erano andati dal giudice per separarsi e decidere l’affidamento del fox terrier.

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