L'ultima vendetta
La recensione del film di Robert Lorenz, con Liam Neeson, Kerry Condon, Ciarán Hinds
Non solo i rapinatori, quando decidono “l’ultimo colpo e poi mi ritiro”, e poi tutto va storto: il delitto non pagava nella vecchia Hollywood, per via del codice di condotta, ma neanche adesso si vedono criminali ricchi e felici, nei paradisi tropicali con l’ombrellino nel bicchiere del cocktail. Anche i killer decidono di mettersi in pensione: Finbar Murphy (l’attore è Liam Neeson, da un bel po’ votato ai film d’azione) si ritira nella cittadina costiera di Glencolmcille, dove vive una vita tranquilla. Prima, era spietato e sistematico: seppelliva le sue vittime sempre nello stesso bosco, piantando per ognuna un albero. Cosa potrebbe rovinare un quadretto tanto idilliaco? Siccome siamo nell’Irlanda degli anni 70, un attentato dell’Ira. Andato storto: tra le vittime ci sono bambini. E dove si rifugia il terzetto ormai allo sbando, guidato dalla spietata Doireann? (l’attrice è Kerry Condon, una carriera che va dalle “Ceneri di Angela” di Alan Parker, a “Gli spiriti dell’isola” di Martin McDonagh). Proprio nella cittadina, non più tanto tranquilla. Anche perché il fratello di Doireann insidia – con lividi – una ragazzina del posto. Il killer Finbar non si lascia sfuggire l’occasione di ammazzare per un nobile scopo. E addio tranquillità: si ritrova addosso i terroristi, e addio vita da pensionato. Un noir tutto irlandese, titolo originale “In The Land Of Saint And Sinners”. Santi e peccatori diretti dall’ex produttore di Clint Eastwood.